Accoglienza e assistenza di qualità, questa è Habilita di Fara Novarese
Tecnologie avanzate, ambienti ampi e moderni, assistenza altamente professionale: in Habilita I Cedri, la casa di cura di Fara Novarese (NO), l’elevata qualità del servizio viene determinata dalla combinazione di questi tre aspetti, indispensabili per soddisfare le esigenze dell’utenza.
Per rendere ancora migliore un’offerta di valore, nella struttura è in atto un’importante operazione di ampliamento della struttura. Al fine di elevare il livello qualitativo delle prestazioni erogate, è fondamentale anche e soprattutto lavorare sull’accoglienza e sulle capacità di assistenza dei sanitari, aspetti che hanno sempre distinto l’attività della sede Habilita di Fara Novarese. Proprio in merito a ciò abbiamo chiesto ad Amanda Maragno, caposala di Habilita I Cedri, di raccontarci la propria esperienza personale e di come, negli ultimi due anni, siano cambiati i rapporti tra paziente e infermiere.
«L’aspetto più stimolante del mio lavoro – spiega Amanda – è che ogni giorno, nonostante un’attenta programmazione, non è mai uguale a quello precedente e a quello successivo, principalmente per l’unicità di ciascun nostro paziente. Le giornate passano velocemente e non c’è mai il tempo per annoiarsi. Personalmente, mi occupo della progettazione del percorso sanitario del paziente in struttura, pertanto seguo dalla preparazione delle sale operatorie all’assegnazione delle camere ai pazienti, dalla gestione dei posti letto agli aspetti sanitari di vario genere, trovando il bello in ogni attività che svolgo. Inoltre, ora la nostra struttura sta crescendo e stiamo attraversando un periodo di cambiamenti importanti: questo è un aspetto che mi piace particolarmente».
Quanto è cambiato il rapporto con i pazienti negli ultimi due anni?
«Questi ultimi due anni ci hanno messo duramente alla prova. Ritengo che, finalmente, sia stata riconosciuta l’importanza della nostra figura professionale. In realtà, noi abbiamo continuato a fare il nostro lavoro, quello che abbiamo sempre fatto anche in passato: è però cambiata la nostra considerazione a livello collettivo e la percezione di ciò che facciamo ogni giorno. La gente ha iniziato a guardarci con occhi diversi. I pazienti vedono in noi persone di cui fidarsi totalmente e di cui non avere timore. Questo ci permette di lavorare con maggior serenità e tranquillità».
Hai lavorato anche nei reparti Covid: cosa ti è rimasto di quella esperienza?
«In Habilita I Cedri, nel periodo di emergenza, è stato allestito un reparto per accogliere i pazienti Covid a medio-bassa complessità, ovvero quelli che venivano dimessi dalle terapie intensive. Io ho lavorato soprattutto nel coordinamento dell’attività. Non ho fatto tantissimi turni come i miei colleghi, ma mi resteranno sempre nella mente alcune immagini: le nostre telefonate tra i reparti, gli incontri nella zona filtro, gli sguardi attraverso le finestre. Comunicavamo spesso solo guardandoci negli occhi. Ricordo ancora perfettamente l’arrivo del primo paziente. È stata un’emozione molto forte. Tanta paura, ma anche tanta voglia di accoglierlo e prenderci cura di lui nel miglior modo possibile. Indossavamo le tute protettive, i camici e le mascherine, quasi come gli astronauti. Lui, nonostante la tosse e la difficoltà a respirare, ci ha guardato e ci ha sorriso. È stato un momento speciale che ci ha unito e ci ha reso più forti, come una famiglia».
Quanto è importante per un paziente l'aspetto umano, oltre a quello sanitario?
«È sempre stato un aspetto fondamentale. Oggi lo è ancor di più. La situazione attuale limita tantissimo il contatto fisico con il paziente. Però, dove possibile, anche piccoli gesti come un abbraccio, una carezza o un gesto affettuoso possono accrescere di molto l’empatia con un degente e ciò rappresenta un elemento importantissimo nel percorso di recupero. Il linguaggio non verbale gioca un ruolo di primo piano e devo dire che qui in Habilita I Cedri tutte le figure sanitarie sono consapevoli dell’importanza di questo aspetto».
Che tipo di feedback avete solitamente dai pazienti degenti a I Cedri?
«Con orgoglio posso dire che abbiamo sempre avuto un ottimo riscontro da parte dei nostri pazienti. Anche prima della pandemia. Riceviamo in continuazione messaggi di ringraziamento e attestazioni di stima da parte dei pazienti che vengono dimessi (o dai loro parenti) che ci ringraziano per come sono stati accuditi durante il periodo di degenza. Questo, per me, è il riconoscimento più gratificante in assoluto».
Il Covid quanto ha cambiato il vostro modo di lavorare?
«Quando ci si trova di fronte a esperienze di questo genere si impara sempre qualcosa di importante. Uno degli aspetti che abbiamo sviluppato maggiormente è stata la nostra capacità di instaurare una relazione tra di noi. In un periodo complicato e pesante si è resa ancor più evidente l’importanza della collaborazione, della condivisione e dell’ascolto reciproco. Anche adesso che la situazione sta tornando alla normalità, il sistema che abbiamo adottato durante il periodo più difficile ci aiuta a organizzare in modo più efficace e a ottimizzare le risorse che abbiamo a disposizione».
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