Scrive a Mattarella per il figlio andato in coma e il Presidente le risponde
Nel 2019 il figlio era rimasto in coma dopo una festa: da allora cercano di dimostrare la verità in tribunale.
Vuole la verità Chiara Taverna, mamma di Luca Castilioni, in coma dopo una festa nel 2019: per ottenerla chiede aiuto a Mattarella, che le risponde.
La forza di volontà della mamma
Dopo la vicenda capitata a suo figlio Luca Castilioni scrive una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e lui, dopo essere stato rieletto, gli risponde. Lei è mamma Chiara Taverna una donna la cui vita è cambiata nel mese di luglio del 2019 quando il figlio è andato in coma in modo ancora da chiarire durante una festa privata di compleanno a Nerviano.
«Egregio Signor Presidente, avrei voluto scriverLe molte volte e mi accingo a farlo ora che è alla fine del Suo meraviglioso mandato - si legge nella lettera della mamma - Il mio è un grido di dolore di madre e Glielo affido, sentendo Lei un Padre giusto e compassionevole per tutti noi Suoi cittadini. Mantengo la Fede in Dio, salda non perché io sia brava, ma perché Lui mi ricolma di infinita Grazia ogni giorno. Non l’ho più nelle Istituzioni. Eppure quanto vorrei mantenere la barra dritta durante la tempesta che con la mia famiglia sto attraversando! Presidente mi aiuti in questo! A luglio 2019 il cuore di mamma ebbe un tonfo, quando fui avvisata che mio figlio, di 20 anni, si trovava in coma per un grave trauma cranico a seguito di un evento non ancora chiarito. Gli sono stata accanto, mi dicono, con Fede e coraggio. Io ho sempre detto che non mi sento Madre Coraggio, ma ho sempre avuto speranza, la speranza che muove dall’amore per mio figlio. Una madre sente profondamente il dolore del figlio, di ogni figlio. Ed io sento che lui chiede non tanto che si faccia giustizia, ma che si racconti la verità, qualunque essa sia".
La riabilitazione e la battaglia per tornare alla normalità
La mamma, racconta al presidente della Repubblica anche il lungo cammino seguito all'incidente con la riabilitazione. Un passo doloroso seguito anche da una battaglia legale per scoprire la verità sull'accaduto, ancora in corso.
"Il cammino per riconquistare la parola, la respirazione, la seduta, la deambulazione, la capacità di comprendere è stato davvero tortuoso - continua la madre - Accanto a questo, il cammino legale, altrettanto doloroso e difficile da affrontare, dal momento che, coinvolti in questa storia, ci sono gli amici stretti di Luca. Chi fa le indagini non convoca mai Luca, non lo ascolta e lui non si sente ascoltato, compreso, capito, accompagnato nella difficile accettazione della sua condizione. Lui perde la fiducia nel mondo. Io gli racconto di un mondo difficile dove, però, la Giustizia c'è, dove la verità è possibile, dove le Istituzioni sono a fianco di chi soffre. Invece, Presidente, a fianco di Luca ci siamo stati noi, la sua famiglia. Le istituzioni ci hanno lasciati soli, dopo mille promesse".
L'apertura del processo e l'immediato stop
Dopo le molte difficoltà si apre il processo per chiarire la vicenda ma questo si ferma subito con il figlio Luca che non riesce più a credere che possa essere fatta giustizia per quanto gli è accaduto.
"Ecco dunque che si apre il processo, momento in cui, eravamo convinti, le Istituzioni ci avrebbero accompagnato a scoprire la verità - continua la madre - Nuovamente, invece, siamo stati abbandonati. Non luogo a procedere per un difetto di condizioni di procedibilità (ammissione dello stesso PM). Luca mi ha guardata con occhi spenti e mi ha detto sprezzante: “Come fai, ora a credere ancora nella Giustizia?”. La domanda che rivolgo a Lei Presidente, Lei che in tutta la vita ha avuto a che fare con la Giustizia e con l’ingiustizia del mondo, lei che, mite e risoluto, è sempre stato per me esempio di integrità morale, oltre che modello per le Istituzioni che rappresenta. Come posso Presidente avere ancora fiducia in un Sistema malato, che parla di burocrazia, di vizi di forma e che non si preoccupi di pensare a come sta Luca, vittima di ciò che è avvenuto. Luca non è burocrazia, ma una persona e non si gioca con la vita delle persone, mai. Presidente, mi sembra di sentire la sua mano poggiarsi sulla mia spalla e dirmi sommessamente: “Cerchi di avere fede, cara signora”. Io, allora, le risponderei come Severina: “Mi rimane la Speranza!”. Con profonda stima Rimanga così, Presidente, fedele ai suoi ideali e profondo esempio di Umanità».
Presidente della Repubblica che tramite il suo staff ha risposto a mamma Chiara invitandola a riporre fiducia nell’operato della Magistratura.