Falsi infortuni, truffa milionaria: ortopedici complici o raggirati?
Truffa ai danni delle compagnie assicurative da circa un milione di euro: sotto la lente dei magistrati anche un caso all'ospedale di Abbiategrasso e uno a Cuggiono
Truffa ai danni delle compagnie assicurative da circa un milione di euro: sotto la lente dei magistrati anche un caso all'ospedale di Abbiategrasso e uno a Cuggiono
Falsi infortuni, truffa milionaria: ortopedici complici o raggirati?
Una truffa ai danni delle compagnie assicurative da circa un milione di euro. È questa l’accusa che la Procura di Alessandria contesta agli imputati del processo nato dall’«operazione Gesso» dei carabinieri di Tortona, le cui indagini hanno riguardato anche gli ospedali di Abbiategrasso e Cuggiono. Nei giorni scorsi il gup alessandrino ha infatti rinviato a giudizio 37 indagati, aggiornando l’udienza al prossimo settembre. Fra loro ci sono anche diversi medici che, secondo l’ipotesi accusatoria, dietro compenso avrebbero aiutato una famiglia di kosovari specializzata in questo tipo di raggiri – i Bajrami – a mettere in piedi la maxi truffa attestando con regolari certificati medici infortuni e incidenti in realtà fasulli, così da poter intascare i premi assicurativi.
L'episodio ad Abbiategrasso: una falsa lesione che frutta 50mila euro
Uno degli episodi ricostruiti dagli inquirenti risale al periodo marzo-maggio 2015, quando Irfan Bajrami, si legge negli atti processuali, «denunciava falsamente di essersi infortunato ad Abbiategrasso» in un incidente stradale in realtà mai avvenuto e, al Pronto soccorso dell’ospedale Cantù, un ortopedico della struttura «certificava e ingessava l’insussistente lesione», mentre un collega in servizio a Cuggiono «redigeva due certificati medici attestando la prosecuzione e la chiusura della malattia». Grazie a questo incidente fasullo, denunciato presso diverse compagnie assicurative, e grazie alla mediazione di un avvocato, Bajrami sarebbe così riuscito a ottenere indennizzi «per oltre 50mila euro, negoziati su una carta PostePay» intestata a un prestanome ma in uso alla famiglia kosovara.
Il medesimo truffatore in azione anche a Cuggiono
Nei mesi successivi il secondo episodio: nell’aprile-giugno 2015 Irfan Bajrami, utilizzando il tesserino e il codice fiscale di un complice, avrebbe infatti denunciato l’infortunio di un terzo soggetto in un incidente avvenuto a Cuggiono a metà aprile. Al Pronto soccorso, uno dei due ortopedici avrebbe quindi ingessato ed emesso i certificati di una lesione. Documenti che, tramite il patrocinio di un legale, sarebbero poi stati utilizzati dagli indagati per ottenere da tre assicurazioni milanesi un risarcimento di circa 30mila euro. I soldi sarebbero infine confluiti su un conto corrente nelle disponibilità effettive della famiglia Bajrami.
Indagini e approfondimenti sul ruolo dei medici: complici o raggirati?
A differenza dei casi piemontesi, per i quali alcuni medici di Alessandria e Tortona sono già stati rinviati a giudizio, quelli riguardanti i due nosocomi dell’Asst Ovest Milanese sono però ancora sotto indagine e in fase di accertamento da parte della Procura di Milano, alla quale sono stati trasmessi gli atti per competenza territoriale. I magistrati stanno ad esempio valutando l’ipotesi che gli ortopedici coinvolti non fossero complici della truffa ma loro stessi vittime di un raggiro. Stesso copione ma con diversi protagonisti, infine, anche nelle strutture ospedaliere di Voghera, Vigevano, Pietra Ligure, Genova Voltri e Sanremo. Tutti i casi sono al vaglio delle rispettive Procure, le quali valuteranno se chiedere l’archiviazione o il processo per gli ortopedici coinvolti come già avvenuto per i colleghi piemontesi.