Corbetta

Il Comune non sarà parte civile al processo Furci: richiesta respinta

In caso di condanna dell’ex «ghisa», l'ente non potrà rivalersi su di lui per ottenere una provvisionale economica né un risarcimento danni.

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Primo colpo di scena nel processo a carico di Salvatore Furci, 43 anni, l’ex capo della Polizia Locale di Trezzano sul Naviglio (ora sospeso dal servizio) arrestato dalla Squadra Mobile di Milano con l’accusa di aver piazzato o fatto piazzare della cocaina nell’auto della comandante dei vigili di Corbetta, Lia Gaia Vismara, per vendicarsi del licenziamento subìto al termine del periodo di prova.

Il Comune non sarà parte civile al processo Furci: richiesta respinta

Nell’ultima udienza di venerdì 24 settembre, il giudice monocratico della IV sezione penale, Maria Pia Blanda, davanti al quale è in corso il processo con rito immediato per Furci, ha respinto le costituzioni di parte civile presentate dai Comuni di Corbetta e di Trezzano sul Naviglio.
Ciò significa che, in caso di condanna dell’ex «ghisa», i due enti non potranno rivalersi su di lui per ottenere una provvisionale economica né un risarcimento danni. L’unica parte offesa riconosciuta dal Tribunale è dunque la comandante Vismara, assistita dall’avvocato Roberto Grittini di Abbiategrasso.

Prossima udienza il 22 ottobre

Intanto, all’udienza di venerdì, il dibattimento è entrato nel vivo. In aula è stato ascoltato il primo teste dell’accusa, rappresentata dal pm Gianluca Prisco. Si tratta di un cosiddetto «operante», ossia l’ispettore della Squadra Mobile di Milano che si è occupato delle indagini coordinate dalla Procura.
Dopo aver spiegato la genesi e come è stata svolta l’inchiesta, l’ispettore ha quindi risposto alle domande dei legali difensori di Furci, gli avvocati Paola Bonelli e Gabriele Minniti. Il controinterrogatorio continuerà anche alla prossima udienza, il calendario per venerdì 22 ottobre.

La causa di lavoro

Furci, poche settimane dopo l’arresto, aveva vinto (in primo grado) la causa contro il Comune di Corbetta per il suo licenziamento dal Comando di via Cattaneo. Secondo il giudice del lavoro, infatti, il suo allontanamento sarebbe stato «illegittimo» e per questo aveva condannato l’Ente a risarcirlo con poco più di 10mila euro.
Nel frattempo Furci è anche uscito dal carcere di San Vittore dopo oltre cinque mesi in cella. Come anticipato dal nostro settimanale, infatti, a inizio settembre il Tribunale aveva accolto – sentito anche il parere favorevole del pm – la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali dell’imputato concedendogli gli arresti domiciliari. L’ex «ghisa» deve rispondere di calunnia aggravata e detenzione di sostanze stupefacenti.

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