La villa di Riitano ufficialmente confiscata
Entro fine mese darà ospitalità a una famiglia bisognosa.
Da circa due settimane la villetta al numero 13 di via Francesco d’Assisi, a Rogorotto (Arluno), è da considerarsi a tutti gli effetti un bene confiscato alla mafia.
La villa di Riitano ufficialmente confiscata
A darne l’annuncio è don Massimo Mapelli, presidente della onlus «Una casa anche per te», che il primo maggio del 2019 ha inaugurato l’immobile riqualificato con una grande cerimonia: «Lo stato del bene è passato dal sequestro alla confisca. Così mi ha riferito l’amministratrice giudiziaria che si sta occupando della pratica».
Nel grande complesso residenziale è previsto l’arrivo di una famiglia per la fine del mese di giugno: «Avevano preso casa momentaneamente due nuclei familiari, rispettivamente di tre e quattro componenti. Ora sono usciti entrambi, mentre siamo in attesa di una terza famiglia in accordo con il Comune di Arluno».
Il sequestro nel 2017
L’immobile che oggi è stato restituito alla comunità era stato sequestrato a Francesco “Ciccio” Riitano, 40enne residente a lungo in quell’abitazione e ritenuto a capo dell’organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti con base ad Arluno, disarticolata con l’operazione «Area 51». Sfuggito al blitz dei Ros e della Dda di Milano il 23 maggio del 2017, è stato arrestato il 21 agosto del 2019 in un residence di viale Jannuzzo ai Giardini-Naxos, località turistica del Messinese. I particolari dell’arresto emergono dagli atti di uno dei 3 filoni della maxi operazione dello scorso 15 aprile della Dda fiorentina sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana. Circa un mese fa la Corte d’Appello di Milano ha ridotto a 12 anni di reclusione la sua condanna, riconoscendo le attenuanti generiche e riducendo la pena rispetto ai 14 anni inflitti dal gup nel luglio del 2020.
La riqualificazione
Don Mapelli e i suoi ragazzi hanno riqualificato l’immobile da cima a fondo: «Abbiamo preso in mano la villetta con 17mila euro di danni da riparare. Grazie ad alcuni volontari abbiamo rifatto l’impianto elettrico e idraulico e inserito una caldaia. Un importante sostegno lo abbiamo ricevuto da un gruppo di professionisti di Prato, che ha conosciuto il nostro lavoro tra Arluno e La Masseria di Cisliano e ha voluto darci una mano». La pandemia ha fermato alcuni progetti, ma don Mapelli non si arrende: «Vogliamo portare qui le scuole e gli oratori della zona per sensibilizzarli sui beni confiscati alla mafia. Se tutto va bene, dopo l’estate ci attiveremo».