Il giudice ha troppa fretta: graziato l'ultrà dell'Inter
Un 35enne tifoso nerazzurro era stato denunciato per violazione delle norme anti Covid.
Il giudice ha troppa fretta e… segna un autogol. Tra le tante, spesso paradossali, storture del sistema giudiziario italiano, può capitare che un magistrato, anziché di eccessiva lentezza, pecchi in senso opposto, ossia in celerità, andando però a invalidare un provvedimento di pubblica sicurezza. È il curioso caso di un 35enne di Arluno, ultrà della curva dell’Inter denunciato insieme ad altri 48 tifosi nerazzurri per violazione delle norme anti Covid.
Violate le norme anti-Covid
La data è il 7 marzo 2020. Siamo in piena emergenza sanitaria e due giorni più tardi in tutta Italia scatterà il lockdown. Quel giorno, però, 350 tifosi interisti si ritrovano fuori dai cancelli del centro sportivo comasco di Appiano Gentile per incitare i giocatori in vista della trasferta a porte chiuse di Torino contro la Juventus del giorno dopo. Ma il raduno non è autorizzato e viola le norme anti assembramento varate dal governo il 23 febbraio precedente. Su 350 presenti, grazie ai video girati dalla polizia scientifica, 49 persone vengono identificate e denunciate. Tra loro c’è anche il 35enne arlunese, che il 12 giugno 2020, alle 10.30, è destinatario di un provvedimento firmato dal questore di Como che gli impone il «divieto di accedere per cinque anni ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive» e, soprattutto, «la prescrizione di presentarsi», sempre per cinque anni, «presso gli uffici della stazione dei carabinieri di Arluno 30 minuti dopo l’inizio di ogni partita, anche amichevole, disputata in casa e in trasferta dalla squadra di calcio dell’Inter».
Il giudice ha troppa fretta
Dopo la formalizzazione della denuncia, il provvedimento della Questura passa quindi nelle mani di un pm, che a sua volta chiede al gip di Como la convalida del Daspo. Convalida che, di norma, deve avvenire non prima di 48 ore dalla notifica all’indagato, di modo che quest’ultimo abbia il tempo sufficiente per presentare una memoria difensiva. Cosa che non è però avvenuta per l’ultrà 35enne, dato che la convalida del gip è arrivata già il 13 giugno alle 12.40, a poco più di 24 ore dalla notifica all’arlunese, dunque in palese violazione (e in largo anticipo) del termine dei due giorni.
Motivo per cui il tifoso nerazzurro presenta ricorso in Cassazione, trovando l’accoglimento sia del sostituto pg Marilia Di Nardo sia dei giudici della terza sezione penale (presidente Grazia Lapalorcia), che annullano senza rinvio la misura perché «deve evidenziarsi che nel caso di specie il termine delle 48 ore non è stato rispettato», si legge nella sentenza depositata nei giorni scorsi. «Da ciò consegue la cessazione dell’efficacia del provvedimento del Questore di Como, limitatamente all’imposizione dell’obbligo di presentazione» dai carabinieri di Arluno per la firma dopo l’inizio di ogni partita.