Due abbiatensi raccontano i “Guardiani dell'acqua” dell'Iraq
Il documentario di Sara Manisera e Arianna Pagani selezionato al Film Festival Corto Dorico
Il documentario di Sara Manisera e Arianna Pagani selezionato al Film Festival Corto Dorico
Due abbiatensi raccontano i “Guardiani dell'acqua” dell'Iraq
«L’Iraq, il Paese dei fiumi, sta perdendo il suo patrimonio idrico. Cambiamenti climatici, siccità, dighe a monte in Turchia e Iran, inquinamento e cattiva gestione mettono a rischio il Tigri, l’Eufrate e le paludi mesopotamiche, una delle più grandi zone umide al mondo. La crisi idrica è complessa, con molteplici fattori e può essere la causa di conflitti futuri. Un gruppo di giovani attiviste e attivisti iracheni sta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione». Comincia con questa frase «Iraq without water», documentario delle reporter abbiatensi Sara Manisera e Arianna Pagani, dal quale è stata estratta il corto «I guardiani dell’acqua», selezionato per partecipare al Film Festival Corto Dorico. «Quest’anno il festival ha una sezione che si occupa di acqua e cercavano dei lavori che si fossero occupati del tema a livello internazionale – spiega Manisera - Hanno visto ed apprezzato il nostro doc e così ci hanno annunciato la nostra partecipazione».
“Volevamo far rivivere le origini di questo bellissimo Paese”
Una bella soddisfazione per le ragazze abbiatensi ma non certo la prima. Da anni sono impegnate nel giornalismo nazionale ed internazionale, con grande attenzione al Medio Oriente. Quest’ultimo lavoro racconta il bisogno, locale ed internazionale, di salvaguardare il bene più prezioso della terra: «Il nostro lavoro sull’acqua in Iraq nasce già dal 2018-2019. Raccontavamo tramite reportage la condizione climatica ed idrica del Paese, che ricordo sia il luogo dove è nata l’agricoltura, la stanzialità. Negli ultimi anni lo si è conosciuto solo per le guerre e quindi noi volevamo fare rivivere le origini di questo bellissimo Paese. Lo abbiamo fatto attraverso le voci di un gruppo di giovani ambientalisti, impegnati sul tema della tutela dell’acqua».
La tutela del Tigri interessa tutta l'Europa
L’importanza della Mesopotamia non è e non deve esser solo un problema locale, Manisera spiega perché la tutela del Tigri e degli altri fiumi iracheni è di fondamentale interesse anche per l’Europa: «Oltre ad essere una delle zone umide più importanti al mondo, preservare la Mesopotamia significherebbe evitare che molti iracheni siano costretti ad emigrare a causa di crisi ambientali. Noi abbiamo quindi voluto dar voce a chi si sta impegnando per tutelare quel territorio, in un contesto non certo dei migliori». Da giovane ma ormai esperta osservatrice dell’Iraq, Manisera fa osservare come nel Paese permangano ancora molte divisioni settarie, «strette in una morsa che vede da una parte gli Usa, che continuano ad esser ancora presenti in forze nel Paese e dall’altra l’Iran che cerca di intimidire i giovani, impedendo i cambiamenti a vantaggio di un certo status quo. Il tema della lotta a difesa dell’acqua è centrale nel cambiamento dell’Iraq perché dietro si nasconde il business delle multinazionali (molte europee), che sono parte costitutiva di quello status quo che non vuole il cambiamento». Un documentario che merita di esser visto, che racconta vicissitudini quindi non così lontane (e non si intende geograficamente). Il doc è stato prodotto con il contributo finanziario dell’Unione europea e della Regione Piemonte, attraverso il Consorzio delle Ong Piemontesi nell’ambito di Frame, Voice, Report!, con il supporto di Un Ponte Per.