"Non ho ucciso io Barbara"
Ha respinto con fermezza ogni accusa Domenico Horvat, alla sbarra in Corte d’Assise a Novara per la morte della compagna.
I litigi sì, ma l’omicidio no. Ha respinto con fermezza ogni accusa Domenico Horvat, alla sbarra in Corte d’Assise a Novara per la morte della compagna Barbara Grandi, la 37enne originaria di Bareggio assassinata con 77 coltellate il 20 novembre 2019 nel suo appartamento di via Sanzio a Trecate.
"Non ho ucciso io Barbara"
Secondo il pm Mario Andrigo, sarebbe stato proprio il 31enne trecatese ad uccidere la convivente al culmine di una delle numerose liti tra i due: l’uomo deve infatti rispondere di omicidio volontario premeditato ma anche di maltrattamenti in famiglia. Durante l’udienza di venerdì l’imputato (attualmente recluso in carcere) è stato ascoltato dai giudici della Corte d’Assise e l’esame è iniziato con una domanda molto diretta del pm: «Come si dichiara in merito ai fatti di cui è accusato?». Altrettanto diretta la risposta di Horvat: «Sono innocente. Abbiamo litigato varie volte, ma l’omicidio non l’ho commesso. Non ho mai aggredito o percosso Barbara».
Il padre di Barbara: "Domenico mi ha minacciato"
Prima della deposizione del 31enne, in apertura di udienza, i magistrati hanno sentito come testimone Claudio Grandi, padre della vittima, costituito come parte civile al processo insieme al nipote minorenne. L’uomo, che vive in Liguria, ha detto di aver spesso parlato con la figlia dei litigi col compagno e di aver visto, in un caso, i segni delle percosse sul corpo di lei. Il papà di Barbara ha poi riferito di essere stato minacciato da Horvat in un’occasione.
"Solo in un caso siamo venuti alle mani"
Dopo Claudio Grandi, come detto, la parola è passata all’imputato, la cui deposizione è durata circa un’ora e mezza. Horvat – rispondendo alle domande del pm e del suo difensore, l’avvocato Gabriele Pipicelli – ha raccontato la sua versione dei fatti (che coincide con quella detta ai carabinieri durante le indagini), raccontando quanto successo quella notte di 14 mesi fa. Il 31enne ha riferito di essersi coricato dopo aver litigato con Barbara «per problemi familiari e gelosia reciproca»; la compagna è poi uscita di casa e la lite è continuata con alcune telefonate «pesanti». A un certo punto, però, l’uomo dice di aver sentito la porta sbattere e, dopo aver «percepito la presenza di diverse persone in casa», di essere stato colpito «con due pugni forti al viso» che lo hanno tramortito e fatto svenire. Al risveglio ha quindi visto il sangue e la compagna riversa a terra: da lì la chiamata al 118 e alle Forze dell’Ordine. L’imputato ha poi smentito le ricostruzioni fatte dai vicini di casa nell’udienza precedente circa le liti con Barbara e i presunti maltrattamenti ai danni della 37enne cresciuta a Bareggio. L’imputato ha ammesso le discussioni, ma anche detto che solo in un caso era venuto alle mani con la compagna, con la quale era poi andato al pronto soccorso. E sui continui interventi delle Forze dell’Ordine riferiti dai vicini? «Visto che hanno chiamato spesso i carabinieri, perché non l’hanno fatto anche quella notte? – ha detto Horvat in aula – Così ora Barbara sarebbe viva».