I sindaci chiedono una procedura chiara per i test sierologici
Un appello è stato già sottoscritto da 52 sindaci ed è rivolto al Presidente Fontana
I sindaci definiscono centrale la questione dell'affidabilità e per questo chiedono a Regione Lombardia di individuare procedure realizzate solo con dispositivi certificati (come nel caso del kit sviluppato dal San Matteo di Pavia) e di chiarire come verranno individuati e chi saranno i soggetti che verranno sottoposti all'esame.
"C'è il rischio di generare numeri non confrontabili"
Rispetto all'annuncio della Giunta regionale, di effettuare fino a 20.000 test sierologici al giorno partendo da Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona, e al fatto che alcuni Comuni stanno procedendo invece in maniera autonoma con test a pagamento, i sindaci lanciano l'allarme sul rischio di generare numeri non confrontabili e pertanto di scarsa utilità. La preoccupazione è che, anche in questo caso come già avvenuto per i tamponi, l'intervento alla fine risulti poco efficace.
Le richieste rivolte a Fontana
Da qui l'accorato appello al Presidente Fontana affinché venga comunicato ai Comuni quanti tamponi sono stati effettuati sui propri abitanti, si definisca una nuova strategia complessiva di intervento a livello regionale che tenga conto delle modalità con cui devono essere effettuati i test sierologici e che consideri i tamponi uno strumento complementare. Si chiede che il nuovo scenario venga sviluppato su tutto il territorio lombardo, includendo la Città Metropolitana di Milano che sin qui è risultata esclusa, che venga istituita una cabina di regia regionale affinché si impieghino criteri omogenei, a partire dalla scelta di test affidabili e comparabili tra loro
e sia individuato un campione della popolazione altamente significativo, provincia per provincia, su cui effettuare i test.