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Una colonna della Montessori va in pensione

Per tutti questi hanno ha insegnato nell'istituto bollatese con grande passione e dedizione

Una colonna della Montessori va in pensione
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Quarant’anni giusti in funzione della scuola Montessori di Bollate. Quando Renata Valsecchi ha varcato per la prima volta la porta dell’istituto era una ragazza giovane, con tanta voglia di imparare e di fare. Oggi, la docente ha 63 anni, è mamma e nonna ed è arrivato il momento della meritata pensione.

La maestra della Montessori

Chi non si ricorda la propria maestra delle elementari? Un mestiere, quello dell’insegnamento, che nasce nelle persone come una vera vocazione.  Quasi come un’epifania, infatti, ha colpito la maestra Renata.

Quando ha capito che sarebbe diventata una maestra?

"Ero in quinta elementare quando ho capito che avrei voluto intraprendere il percorso dell’insegnamento. Mi è bastato l’incontro con una supplente: mi ha fatto innamorare di questo lavoro, lo faceva con grande passione. Poi ho frequentato le magistrali, a quei tempi se uno voleva insegnare era meglio non fare l’università, ma entrare il prima possibile a scuola e fare esperienza in classe: ho fatto cinque anni da supplente in città. E’ così che ho iniziato. Io abitavo a Milano in via Paolo Sarpi e così ho iniziato a venire a Bollate e poi ho vinto il concorso nell’82. Erano anni che non lo facevano più e mi è andata bene".

In tutti questi ha sempre insegnato in Montessori?

"Nell’83 è stata inaugurata la Montessori: quella è casa mia, per 40 anni ho vissuto lì dentro, la sento come fosse “casa”. Avevo appena 23 anni e la mia fortuna è stata che il dirigente scolastico Carissimi mi ha dato una prima. Gli alunni di quella classe, per me, sono ancora “i miei bambini”. Ho un legame speciale con tutti i bambini ai quali ho insegnato ma chiaramente loro erano stati i primi e sono davvero affezionata. Alla festa della scuola ho incontrato un’alunna di quella classe che ora ha 47 anni. In quegli anni mi sono sposata e loro sono venuti al matrimonio. Poi sono diventata mamma. A quel punto poi sono venuta a vivere in città e, così, sono diventata ufficialmente bollatese".

Come descriverebbe questi decenni passati a Bollate?

"Sono stati quarant’anni bellissimi: mi sembrano volati. Il primo ciclo ero maestra unica, si facevano le 4 ore e si facevano tante cose. Non c’erano tante discipline, facevamo leggere, scrivere e far di conto. Era molto intenso, pur essendo solo 4 ore. Poi ho fatto l’esperienza del tempo pieno nell’88. Ora mi sento che sarà un cambiamento radicale nella mia vita".

Cosa è cambiato nella scuola in tutti questi anni?

"Le famiglie, i genitori. Io mi sono sentita adottata dalle famiglie, ero giovane, ma quando io parlavo, per loro parlava la maestra. Mi aiutavano, la scuola era la priorità delle famiglie. Di anno in anno, di ciclo in ciclo la cosa è andata scemando. La scuola ora non rientra più nelle priorità, purtroppo. Quello che diceva la maestra era importante. Adesso tavolta sembra essere una guerra. Ora si parla e ci si sente criticare. Due cose mi ha insegnato Carissimi e mi sono servite tanto. Lui ci diceva: “Chiedete sempre ai genitori se i bambini vengono a scuola volentieri”. Poi, la prima cosa da dire ai genitori è che io sono umana e se c’è qualcosa che non va bene di parlarne con me, di non farsi sentire dai bambini. Perché se i bambini capiscono che i genitori non hanno stima e non rispettano la maestra, non lo faranno neanche loro. La scuola dev’essere collaborazione".

Cosa le mancherà di più della scuola?

"Sono stati quarant’anni ricchi di cose: mi rimarrà nel cuore la scuola come edificio, quando passerò di qui mi verrà malinconia. La sento casa".

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