Boffalora

La prof Uboldi va in pensione

Il sindaco Sabina Doniselli l'ha salutata e ringraziata.

La prof Uboldi va in pensione
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Per salutare i suoi alunni, gli ultimi di tante generazioni cresciuti sulle sponde del Naviglio, li ha portati a vedere la mostra dedicata al restauro del Monumento ai Caduti e, quindi, ad ammirare la bellezza della camminata lungo il canale. Poi, per l’ultima volta, ha ascoltato il suono della campanella, il vociare festoso degli studenti all’ultimo giorno di scuola, quell’«arrivederci prof» che ha scandito 35 anni della sua vita.

La prof Uboldi va in pensione

Per Beatrice Uboldi, docente di Lettere della scuola secondaria di primo grado di Boffalora, è arrivato il momento di appendere il registro al chiodo: dal 1° settembre, infatti, sarà in pensione. Corbettese, 62 anni, ha iniziato la sua carriera di ruolo sulle sponde del Naviglio e da lì non se ne è più andata, «innamorata» della sua scuola e di un progetto educativo e formativo portato avanti per 35 anni. Martedì, ultimo giorno di scuola, non si è potuto festeggiare in grande stile per via del Covid ma lei, docente appassionata, ha voluto salutare con un’ultima lezione sul campo i suoi ragazzi spiegando loro, ancora una volta, il senso profondo della storia vissuta anche nella quotidianità e sul campo, oltre che studiata sui libri di testo.

Il saluto del sindaco

Poi, la sorpresa: la visita nella sede di via Roma del sindaco Sabina Doniselli, che con un bel mazzo di fiori ha voluto portare il «grazie» della comunità alla docente, da 12 anni coordinatrice di plesso: «La professoressa Uboldi è stata un punto di riferimento importante per tanti ragazzi di ieri e di oggi – ha detto il sindaco - Allievi e genitori hanno potuto nutrire quei valori come il rispetto, l’amicizia, l’inclusione che ha saputo trasmettere in tutti questi anni di servizio nella nostra scuola media di Boffalora. Un grazie speciale per la sua preziosa collaborazione e grande dedizione sempre manifestata con professionalità a dono di tanti ragazzi del nostro paese».
E poi tanti bigliettini commossi degli alunni, la vicinanza delle colleghe e del personale scolastico con cui ha percorso un tratto di strada.

La sua carriera

«Fin da piccola, ero alle elementari, ho desiderato insegnare - spiega la professoressa, ripercorrendo la sua carriera - Ho frequentato il liceo classico Tito Livio a Milano, quindi la facoltà di lettere moderne all’Università Statale, con indirizzo storico. La storia era diventata il mio pallino già al liceo ed è tuttora la mia passione. Già mentre frequentavo le lezioni universitarie, iniziai con le supplenze. La prima fu nella mia Corbetta, nel distaccamento di Ragioneria dell’Einaudi in via Roma, dove insegnavo geografia economica. Fu durissima, i miei alunni avevano solo qualche anno in meno di me!».
Seguirono altre supplenze, tra cui a Bernate, che all’epoca era legata a Boffalora, poi il concorso. «La preside di allora di Boffalora, Gemma Brambilla, mi aveva apprezzata e mi suggerì, data la disponibilità di cattedre, di scegliere Boffalora. Così feci e non me ne sono più andata».

Boffalora la sua seconda casa

Una seconda casa, generazioni di boffaloresi formati, tra cui l’agente Ilario Grassi e l’attuale assessore Francesco Belloni, «due alunni bravissimi», ricorda.
Una scuola cambiata, e non poco: dopo i primi anni di abbinata con Bernate, quella con Robecco, quindi la nascita dell’istituto comprensivo che ancora oggi riunisce Marcallo, Mesero e Boffalora.
Oggi la scuola secondaria ha nove classi e, in questi anni, ha visto crescere l’offerta, anche grazie all’impegno di Uboldi: «Abbiamo per anni portato avanti il prolungato con quattro rientri, facevamo teatro, il giornalino, tante attività alternative – racconta – Da appassionata di cinema ho spesso proposto il cineforum. E poi la storia, che insegno sempre inserendo dettagli locali, anche perché Boffalora è una comunità che da sempre valorizza cultura e storia locale. Ho un bellissimo testo, fatto realizzare anni fa dal Comune che uso per illustrare la società del ‘900; mi piace portare i ragazzi a toccare con mano i luoghi della nostra storia e, quest’anno, le nostre terze hanno partecipato al progetto del restauro del monumento».

La pandemia come unico piccolo rammarico

A Boffalora la docente lascia un pezzo di cuore: «Una comunità bellissima, ho già avuto come allievi i figli dei miei primi studenti, trovo sempre grande rispetto e collaborazione».
Un piccolo rammarico, chiudere la carriera dopo i difficili mesi della pandemia: «E’ stata dura – ricorda – Prima la didattica a distanza e le piattaforme, con l’esame di terza dello scorso anno fatto online, senza la giusta emozione, la preoccupazione per chi resta indietro e la difficoltà, una volta tornati in presenza, nello stare ferma e a distanza. Mi piace un sacco girare tra i banchi, dialogare coi ragazzi, coinvolgerli». Una prof severa? «No, anzi, sono per incoraggiare i successi e non punire gli errori, per il dialogo e la ricerca di soluzioni. Anche nei voti, non sono di manica stretta. Credo che sia importante conoscere la grammatica, ma anche se stessi e allargare gli orizzonti».
E da settembre cosa farà? «Ancora devo realizzare che è finita – chiosa – Devo affrontare gli scrutini, un consiglio di istituto… Sicuramente mi dedicherò al volontariato nella mia Corbetta, ci sono tante realtà che hanno bisogno».

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