il progetto scolastico

Gli studenti del Lombardini in visita alla mostra del "Maggio senior"

Sono stati incontri informativi e partecipativi, che prevedevano infatti che le ragazze e i ragazzi, dopo aver visitato la mostra, lasciassero uno scritto con un pensiero

Gli studenti del Lombardini in visita alla mostra del "Maggio senior"
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Il filo conduttore della trentunesima edizione del Maggio Senior della Casa di Inveruno è quanto riporta la frase di D. Kaye “La vita è un’enorme tela. Rovescia su di essa tutti i colori che puoi”.

Gli studenti del Lombardini in visita alla mostra del "Maggio senior"

“Ci piaceva così dedicare questa edizione del “Maggio Senior” al tema dell’unicità di ogni persona con tutte le sue caratteristiche, le sue particolarità, i suoi interessi e le sue emozioni e in tutte le fasi della vita e al tema della valorizzazione di ciascuna persona. Nel lavoro di cura che si svolge all’interno delle Case è infatti indispensabile “mettere la persona al centro” e vederla come portatrice di una propria storia, di sentimenti, di emozioni e non solo come persona che ha necessità assistenziali” commenta Daria Chiodini coordinatrice dell'Azzalin.

Queste stesse sono le tematiche centrali che hanno ispirato la realizzazione della mostra fotografica “La Persona oltre la malattia”, evento cui la Casa Famiglia di Inveruno ha partecipato e ha avuto modo di ospitare nel mese di maggio.

Il progetto Casa aperta

“Accogliere la mostra nel nostro salone è sembrata un’occasione imperdibile per mettere in atto uno dei capisaldi del nostro operare, il progetto Casa Aperta, e creare un ponte con l’esterno aprendo la struttura al territorio valorizzando le risorse” aggiunge la Coordinatrice della Casa Famiglia.

“Tra queste, complici la disponibilità e la preziosa collaborazione di Dirigente scolastico e professori, è stato interessante invitare le ragazze e i ragazzi delle classi terze dell’Istituto Lombardini, corso di studi “Servizi per la sanità e l’assistenza sociale” a visitare la mostra fotografica, cogliendo il momento anche come opportunità per avviare un confronto concreto tra generazioni e mondi diversi: quello dei nostri Residenti e quello di ragazze e ragazzi che hanno deciso di intraprendere un percorso formativo volto alla cura dell’altro” sottolinea Serena Ceriotti educatrice presso la struttura socio sanitaria di Sodalitas.

Sono stati incontri informativi e partecipativi, che prevedevano infatti che le ragazze e i ragazzi, dopo aver visitato la mostra, lasciassero uno scritto con un pensiero, una riflessione o un’emozione su quello che avevano visto e sentito per dar voce e valorizzare il punto di vista delle nuove generazioni e permettere anche a loro di essere “al centro”.

La visita di una cinquantina di ragazzi

Durante i tre momenti hanno partecipato circa una cinquantina di ragazzi con i loro insegnanti.

Gli studenti si sono mostrati coinvolti, entusiasti e curiosi sia rispetto alla realizzazione della mostra, che alle tematiche che ha messo in luce, sia per quel che riguarda la vita dei Residenti e delle Residenti che abitano la Casa, sia rispetto a tematiche più organizzative e gestionali relative il funzionamento di una struttura residenziale che accoglie persone anziane.

E’ stata, inoltre, un’occasione per i ragazzi di dedicare un tempo per riflettere sulle scelte professionali e sul proprio sentire emotivo, considerando gli anziani delle RSA “persone oltre la malattia”. Nei biglietti che hanno scritto, i ragazzi si sono raccontati con sincerità: alcuni hanno scoperto un mondo che immaginavano completamente diverso, altri hanno provato “tenerezza” nel leggere le storie dei Protagonisti delle foto, altri ne hanno ammirato i sogni, i desideri e le aspirazioni, qualcuno si è immedesimato, per altri è stata l’occasione per ricordare i propri nonni, ma per tutti è stata un’esperienza diretta e concreta di avvicinamento ad un mondo che conoscevano solo attraverso lo studio e i libri.

“A fine visita, qualcuno ha anche detto che avrebbe piacere di tornare per trascorrere qualche ora con noi, magari per giocare a carte o per fare quattro chiacchiere insieme. Forse succederà o forse no, per ora ci piace pensare che abbiamo creato un filo che ci ha avvicinati un pochino di più” conclude Serena Ceriotti.

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