Al Bernocchi la testimonianza dell'esule istriana Anna Maria Crasti
La donna, che ha vissuto in prima persona i tragici eventi seguiti alla Seconda guerra mondiale lungo il confine orientale, ha incontrato gli studenti di quinta dell'Isis di Legnano.
![Al Bernocchi la testimonianza dell'esule istriana Anna Maria Crasti](https://primamilanoovest.it/media/2025/02/anvgd-milano-anna-maria-crasti-420x252.jpg)
All’Isis Bernocchi di Legnano la testimonianza dell’esule istriana Anna Maria Crasti entra nelle classi quinte.
Incontro con un'esule istriana per il Giorno del Ricordo
Per celebrare il Giorno del Ricordo, solennità civile nazionale che si tiene ogni 10 febbraio per onorare la memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, le classi quinte del Bernocchi, nella mattina di giovedì 13 febbraio, hanno potuto assistere alla testimonianza di Anna Maria Crasti, esule istriana e vicepresidente del comitato di Milano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. L’iniziativa è stata organizzata dal Laboratorio storico-sociale dell’Istituto. Nel suo intervento Anna Maria Crasti ha raccontato di quando gli abitanti dei territori destinati a passare alla Jugoslavia, dovettero lasciare le proprie case e come quegli eventi abbiano toccato la sua vita.
"Mio padre si trovo sull'orlo della foiba per tre volte"
Nata a Orsera d’Istria nel 1941 è stata costretta a una lunga serie di trasferimenti e separazioni: nel 1947 dovette fuggire a Trieste con la madre e il padre, per poi fare ritorno dopo pochi mesi, sola, nel suo paese natale. Qui visse con le nonne per un anno, lontana dai genitori, che erano rimasti a Trieste e con i quali non poteva ricongiungersi per i divieti imposti dagli uomini di Tito.
"Sono stati tanti i motivi che hanno portato gli istriani e i dalmati a scappare. Mio padre venne portato via da casa, torturato. Per tre volte si trovò sull’orlo della foiba", una delle tante cavità sull’altopiano del Carso utilizzate come "fosse comuni" durante il conflitto, divenute nelle fasi finali della guerra teatro delle esecuzioni compiute dai partigiani comunisti di Tito nei confronti dei prigionieri.
Il drammatico racconto di Anna Maria Crasti
Ha ricordato ancora:
"Arrivammo a Trieste convinti che la Patria avrebbe fatto di tutto per farci tornare a casa, ma non fu così. I miei mi rimandarono a Orsera dalle nonne per un mese e mezzo, pensando che avrebbero potuto raggiungermi o che sarei potuta tornare io da loro, rimasi con le nonne per un anno. Sia loro sia i miei genitori presentarono domande su domande per farmi rientrare a Trieste, ma la risposta era sempre: ‘Che se la vengano a prendere’, ma se i miei fossero tornati a Orsera sarebbero stati uccisi".
All’improvviso la situazione si sbloccò, ad Anna Maria Crasti fu permesso di partire. Anche l’opzione delle nonne di trasferirsi a Trieste fu accettata, ma una volta giunte qui si lasciarono morire entrambe.
"Si lasciarono morire di crepacuore, sia nonna Anna che nonna Checca".
Gli studenti hanno visto anche un docufilm
Alla testimonianza di Anna Maria Crasti è seguita la proiezione del docufilm "Ricordare, portare al cuore" che ripercorre quella parte della storia italiana, prodotto dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e diretto da Paolo Valerio. Il film è girato in luoghi simbolo di quei tragici eventi, come il Centro Raccolta Profughi di Padriciano, l’isola Calva, il Magazzino 18 nel Porto Vecchio di Trieste e la foiba di Basovizza.
Un invito rinnovato a preservare il ricordo, come valore guida delle nostre vite e della storia umana che contribuiamo a costruire.