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L'assessore Giuseppe Augurusa si dimette

"Continuerò ad occuparmi di politica, in altre forme e con altri mezzi, perché ci si dimette dalle cariche, si rinuncia alle indennità, ma non ci si dimette e si rinuncia alle passioni".

L'assessore Giuseppe Augurusa si dimette
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Questa mattina, lunedì 4 gennaio, l'assessore del Comune di Arese con delega alla Cultura, alle Politiche del lavoro e sviluppo di impresa, alle Società partecipate e controllate, Giuseppe Augurusa, ha rassegnato le dimissioni. Dopo oltre dodici anni spesi nella vita pubblica locale e poco meno di otto, a metà del secondo mandato, nella funzione di amministratore pubblico, l'assessore si dimette perché "sono venute meno le ragioni personali e politiche per proseguire questa importante esperienza; in cui ho speso molto e che mi ha dato altrettanto".

L'assessore Giuseppe Augurusa si dimette

"Gli impegni e le maggiori responsabilità professionali che mi portano sempre più spesso all’estero e che dal 2021 (pandemia permettendo), si intensificheranno, non sono tuttavia sufficienti a spiegare quella che è stata una scelta difficile e per me molto dolorosa.
Sono state le ragioni politiche a prevalere nella decisione di porre fine a questa lunga pagina, personale non meno che collettiva. Una decisione presa a malincuore a seguito di una progressiva ed inarrestabile divaricazione delle opinioni, delle valutazioni e degli orientamenti tra me il Sindaco e la Giunta in questo secondo mandato, a cui hanno corrisposto scelte, atteggiamenti, approcci alla risoluzione dei problemi diversi.
Tuttavia il prevalere del senso di responsabilità per la gestione della fase più acuta della pandemia a per la delicatezza di alcuni dossier aperti, ci ha indotto a rinviare questa separazione ad oltre sei mesi dalla fase più acuta dello scontro politico, trasformatosi, nel frattempo incomprensibilmente, in scontro personale. Una progressiva diffidenza contro cui nulla ha potuto neppure il grande lavoro e le tante soddisfazioni condivise di questi anni, unanimemente riconosciute, di cui, tra le altre che mi hanno direttamente coinvolto, mi piace ricordare: un nuovo centro civico offerto alla città, la profonda razionalizzazione del sistema delle Società partecipate, l’autonomia finanziaria della Gallazzi Vismara (oggi nuovamente messa a dura prova dagli effetti anche economici del Covid), l’approvazione dei piani dei distretti naturali del commercio, un nuovo volto all’offerta culturale del nostro Comune.
Un clima che non ha tuttavia impedito al Partito Democratico, che ringrazio, di cercare pur non riuscendovi, la ricomposizione di una frattura nell’interesse dell’Amministrazione pubblica, della nostra comunità politica e, forse, anche del progetto politico futuro verso il 2023. Un appello quello del PD locale che affonda nella nostra storia comune e guarda al futuro prossimo, del tutto inascoltato e che ha finito per risolversi nella presa d’atto di una separazione “consensuale”. D’altra parte, quando il passato è un fastidioso impaccio ed il futuro un’imperscrutabile incognita, prevale la propensione a vivere in un eterno presente nel quale, come ci ricordava quella straordinaria ragazza del novecento che risponde al nome di Rossana Rossanda: “i figli (politici) per crescere hanno sempre bisogno di uccidere padri e madri”.
Si conclude quindi in un imprevisto finale di partita una lunga storia comune, cominciata con le elezioni del 2009, proseguita con quelle del 2012, passando per la felice intuizione della costituzione del Forum per la Città, esperienza che ha integrato le tante risorse umane del partito democratico con una nuova classe dirigente civica, protagonista indiscussa dell’ultimo decennio della nostra vita politica ed amministrativa. Esperienze tra loro anche controverse, che tuttavia hanno contribuito progressivamente a destrutturare la destra locale creando le premesse per un centro sinistra di Governo nella città storicamente tra le più moderate della nostra provincia.
Una lunga storia (da cui, tra l’altro, ho tratto grande ispirazione per il mio secondo romanzo), che, a mio giudizio, non è stata tuttavia sufficiente a consolidare il “progetto” della prima ora e che ha finito così per riacquisire progressivamente, nel secondo mandato, i difetti di sempre: quelli di una politica che si sente sempre assediata, autoreferenziale, sempre più rinchiusa nella nostra “casa rosada”.
Per quanto mi riguarda e per quel che può interessare, continuerò ad occuparmi di politica, in altre forme e con altri mezzi, perché ci si dimette dalle cariche, si rinuncia alle indennità, ma non ci si dimette e si rinuncia alle passioni. Resto convinto che una politica fatta con dignità e spirito di servizio richieda sempre coerenza nei comportamenti, radicalità nei principi e pragmatismo nelle soluzioni.
Da cittadino interessato alle sorti del luogo in cui vivo, se ne sarò ancora in grado, come ho fatto in passato, mi occuperò del futuro della mia città mettendo a disposizione la grande esperienza maturata in quasi tre lustri (senza alcun ruolo, alcuna candidatura, alcuna pretesa). A disposizione cioè, di quanti in vista del 2023 vorranno riprendere il percorso interrotto, alla ricerca di una nuova guida per la città dopo l’ineludibile fine del mandato dell’attuale Sindaco.
Non rivendico nulla, né gratitudine né risarcimenti, entrambe ad un tempo aspettative infantili e merce rara nella vita pubblica più che in quella privata, se non la libertà di esprimere sempre la propria opinione, anche pagandone un prezzo.
Mi scuso quindi per qualsiasi sentimento o risentimento vi abbia potuto procurare, ed auguro a tutti buon anno, possibilmente migliore di quello appena trascorso".

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