Una vicenda annosa

Amga, l'assemblea dei soci accetta la proposta di transazione a 2,2 milioni di euro

Via libera all'accordo per chiudere la causa civile contro gli ex amministratori della società partecipata. Il sindaco di Legnano Lorenzo Radice: «Mettiamo la parola fine su una vicenda che si trascina da anni».

Amga, l'assemblea dei soci accetta la proposta di transazione a 2,2 milioni di euro
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Amga, si va verso la chiusura della causa civile contro gli ex amministratori della società partecipata.

Amga, via libera alla transazione da 2,2 milioni di euro

L’assemblea dei soci della multiservizi di via per Busto Arsizio, al cui tavolo siedono 12 Comuni del territorio, ha infatti dato mandato ai propri legali di procedere con l’accordo di transazione che ammonta a circa 2 milioni e 200mila euro.
«Accettare la proposta transattiva è una scelta che i soci, in maniera pressoché unanime, hanno assunto per il bene dell’azienda stessa - spiega Lorenzo Radice, sindaco del Comune di Legnano - Adesso è arrivato il momento di mettere la parola fine su una vicenda che si trascina da anni e che, se prolungassimo ancora, rischierebbe di non portarci a nulla. Tengo a sottolineare che ci troviamo in questa situazione perché, in passato, Amga è stata utilizzata dalla politica. Questo tempo è finito: Amga non è un giocattolo, ma un’azienda pubblica che deve rendere servizi di primaria importanza alla collettività. Questa è la sua unica mission e da questo punto fermo ripartiamo chiudendo una volta per tutte un capitolo poco onorevole della sua storia».

L'azione di responsabilità contro gli ex amministratori

La vicenda aveva preso le mosse nel 2015, quando il presidente della partecipata era Nicola Giuliano. Era stato lui a prendere l'iniziativa e su sua sollecitazione i soci della partecipata avevano avviato un'azione di responsabilità per 23 milioni di euro nei confronti del Cda, guidato da Chiara Lazzarini, che aveva retto la società dal 2006 al 2013, accusato di falso in bilancio. In sede penale erano arrivati dieci decreti penali di condanna, ai quali i diretti interessati si erano opposti. A mettere la parola fine alla vicenda era intervenuta la prescrizione. La causa civile ha invece fatto il proprio corso, e da anni ormai ha preso corpo e sempre maggiore consistenza l'ipotesi di una transazione.

La decisione nasce da pareri legali acquisiti in questi anni

«Le ragioni che hanno convinto ad accettare la transazione si possono così riassumere - spiega Palazzo Malinverni in una nota -  Fin dal periodo della gestione commissariale del Comune di Legnano è stato avviato un percorso che, a seguito di richiesta di pareri, ha dimostrato il vantaggio e il beneficio economico che Amga avrebbe nell’accettare la proposta di transazione. Si sono acquisiti infatti più pareri del legale di Amga e di altri studi legali che hanno prospettato, anche dopo le verifiche degli uffici, l’aleatorietà dell’esito della causa, i tempi lunghi (non solo del giudizio pendente ma anche degli altri gradi di giudizio) e gli alti costi della sua prosecuzione, la scarsa possibilità in caso di eventuale condanna al risarcimento dei convenuti di ottenere, in rapporto al loro patrimonio, il relativo pagamento e il rischio delle assicurazioni di non attivare la copertura per le eccezioni mosse in giudizio. Da ricordare che lo stesso giudice aveva invitato le parti, nel 2019, a valutare una proposta transattiva inferiore all’attuale, la cui entità era stata allora giudicata insufficiente. La nuova Amministrazione del Comune di Legnano, come socio maggioritario di Amga, ha ereditato questa situazione, ben critica a livello processuale, e con una trattativa già impostata, che ha comunque, grazie alle richieste dei Comuni soci, visto aumentare l’iniziale proposta transattiva, con a sua copertura l’intervento delle assicurazioni dei convenuti».

«Accettare la proposta appare razionale e coerente con l’interesse pubblico»

Nell’importo transato si considera anche l’importo di 487.138 euro di condanna dell’ex direttore di Amga Paolo Pagani, ottenuta con sentenza in appello in altra causa, per fatti di malagestione parzialmente coincidenti con quelli del giudizio transato, ottenendo la disponibilità dell’interessato alla rinuncia di proporre ricorso in Cassazione. «Anche in quella causa la pretesa risarcitoria era ben più alta (nell’ordine dei milioni di euro) evidenziando anche per la causa in corso un rischio, quello della sproporzione fra entità del risarcimento richiesto ed entità riconosciuta in sede di giudizio, che non sembra prudente affrontare - prosegue Palazzo Malinverni - Appare dunque razionale e coerente con l’interesse pubblico accettare questa proposta di transazione piuttosto che proseguire in una causa dai tempi lunghi dagli alti costi, dall’esito incerto e che, in ogni caso, porterebbe a vedersi riconosciuta una somma quasi certamente inferiore a quella originariamente chiesta in giudizio, con il rischio di non ottenere nulla in via esecutiva se il patrimonio dei convenuti è incapiente e di non ottenere copertura dalle assicurazioni».

 

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