Legnano

Uccise il padre a coltellate: assolto per vizio totale di mente

Marco Campanella era totalmente incapace di intendere e di volere quando nel luglio scorso si scagliò contro il genitore colpendolo con 75 fendenti.

Uccise il padre a coltellate: assolto per vizio totale di mente
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Uccise il padre a coltellate: il giudice lo ha assolto perché era totalmente incapace di intendere e di volere.

Uccise il padre a coltellate, la sentenza di primo grado

Si è chiuso così il processo di primo grado a carico di Marco Campanella, il 37enne che nel luglio scorso uccise il padre adottivo Michele, 71 anni, nella loro casa di via Sante Giovannelli a Legnano. Lo ha stabilito il gup del Tribunale di Busto Arsizio, che ha pronunciato sentenza di assoluzione per vizio totale di mente.

Uccise il padre a coltellate: assolto per vizio totale di mente
Marco Campanella, 37 anni

Il delitto al culmine dell'ennesima discussione

Il delitto era arrivato al culmine di una violenta lite tra i due. Il giovane aveva spiegato che la sua furia si era scatenata quando il padre era tornato sul tasto dolente che da un paio d’anni era al centro delle discussioni tra i due: la questione del lavoro. Il genitore, finanziere in pensione, andava ripetendo da tempo a Marco che avrebbe dovuto cercarsi un impiego, mentre il figlio voleva continuare a studiare. Conseguita la laurea triennale in Lingue e letterature straniere, Marco aveva intenzione di iscriversi alla specialistica in Relazioni internazionali. Il padre non condivideva questa scelta e anzi la osteggiava apertamente. Dal suo punto di vista, era ora che quel figlio ormai adulto si cimentasse con il mondo del lavoro e si facesse una vita propria, spiccando il volo dal nido domestico. I due erano soli in casa quando si era accesa l’ennesima discussione e a un certo punto Marco era andato in cucina e aveva afferrato due coltelli, dei quali uno con una lama da 30 centimetri, deciso a usarli contro il genitore. Tornato in sala, aveva cominciato a colpirlo al petto, una, due, dieci volte (l'esame medico legale accerterà poi che i fendenti furono ben 75, ma a uccidere furono le prime tre, dirette al cuore e ai polmoni) con tale violenza da spezzare anche la punta di uno dei coltelli. La furiosa aggressione si era consumata tra il soggiorno e il balcone, sotto gli occhi attoniti di alcuni vicini di casa e degli operai che stavano lavorando nel condominio di fronte. Quando il 71enne era caduto a terra esanime in una pozza di sangue, il giovane aveva gettato le armi del delitto nella vasca da bagno e poi era andato in camera sua. Sul posto era arrivata la Polizia di Stato, avvertita dagli operai che avevano assistito alla scena, i carabinieri e i Vigili del fuoco. Questi ultimi avevano chiuso i rubinetti del gas di tutta la palazzina, scongiurando qualsiasi tentativo ulteriore dell’uomo di fare del male a sé o ad altri (il timore era che Marco cercasse di causare un’esplosione). Ad aprire la porta di casa alle forze dell’ordine era stato lo stesso omicida, con ancora addosso i vestiti macchiati del sangue paterno. Nel giro di pochi minuti era rincasata anche la madre, che era uscita per sbrigare alcune commissioni nel quartiere: la donna, messa in allarme dal trambusto, aveva subito pensato al peggio, ma era stata allontanata prima che potesse vedere la macabra scena. Solo più tardi, e con tutte le cautele del caso, le era stato raccontato quanto era avvenuto in sua assenza.

«Devi trovarti un lavoro»

Marco aveva sempre abitato con i genitori e non aveva mai avuto problemi di dipendenza da droghe o alcol. In passato aveva lavorato per tre o quattro anni, fino al 2009, passando da un contratto a termine all’altro, per poi decidere di dedicarsi allo studio. Ex insegnante di chitarra, diplomato al Conservatorio, aveva raggiunto il traguardo della laurea di primo livello, ma ora intendeva cimentarsi nella specialistica. Il padre invece da tempo lo incalzava: «Devi trovarti un lavoro, la nostra pensione non è più sufficiente a mantenere tutta la famiglia. È ora che anche tu faccia la tua parte». Un anno fa il giovane aveva anche aperto una ditta individuale come broker assicurativo, ma l’avventura era fallita nel giro di poche settimane. Nonostante le pressioni paterne, il giovane era rimasto a carico dei genitori. Intanto la tensione tra padre e figlio saliva. Ma nessuno avrebbe potuto immaginare un epilogo del genere.

 

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