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Perquisizione a uno spacciatore, spariscono 11mila euro: arrestati 2 carabinieri

Militari stimati con un curriculum eccellente

Perquisizione a uno spacciatore, spariscono 11mila euro: arrestati 2 carabinieri
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I due carabinieri erano prima ai domiciliari e ora hanno l'obbligo di firma

Militari stimati con un curriculum eccellente

Per i magistrati che si stanno occupando della vicenda, durante una perquisizione si sarebbero appropriati di 11mila euro di uno spacciatore e poi, quando hanno iniziato a temere di essere scoperti, hanno cancellato un’intercettazione telefonica. Sono finiti nei guai due carabinieri della Compagnia di Rho, Giuseppe Grande e Luigi Marcone, militari eccellenti che si sono sempre distinti per il loro servizio, ora all’obbligo di firma, dopo gli arresti domiciliari, con le accuse non solo di appropriazione indebita, falso ideologico e accesso abusivo a sistema informatico, ma anche di frode in processo penale e depistaggio.

Una storia iniziata a settembre del 2017

Una storia che ha inizio nel mese di settembre del 2017 quando, al termine di un inseguimento in provincia di Bergamo, i due militari sequestrano 250 chilogrammi di marijuana e arrestato un cittadino marocchino a seguito di una grossa inchiesta antidroga del pm milanese Daniela Bartolucci. Militari che al termine della perquisizione nella casa dello spacciatore attestano di non aver trovato nulla. Tutto normale fino a quando la moglie dell’arrestato telefonò in caserma affermando di non trovare più 11mila euro. I due carabinieri risposero alla donna che si sbagliava, che non sapevano nulla di quei soldi ma poi chiesero al pm Bartolucci di poter effettuare un nuovo sopralluogo nella casa dell’arrestato.  Sopralluogo che il pubblico ministero milanese negò.

Nonostante il divieto i due militari sono tornati a casa dello spacciatore

Nonostante il divieto, i due militari tornarono nella casa dell’uomo, nel paese in Provincia di Bergamo e, secondo l’accusa, avrebbero rimesso al loro posto i soldi spariti.  Nel frattempo uno dei due militari, che aveva l’autorizzazione ad accedere al servizio intercettazioni, avrebbe modificato la trascrizione di una telefonata tra il marocchino arrestato e la moglie, telefonata in cui l’uomo avrebbe discusso con la donna dei soldi spariti durante la perquisizione domiciliare. Una vicenda complicata che coinvolge anche un terzo militare che nel 2018 avrebbe fatto una segnalazione ricavandone un processo disciplinare, una denuncia alla Procura militare di Verona per insubordinazione, poi assolto, e un trasferimento.

Prima gli arresti domiciliari poi l'obbligo di firma

Gli arresti domiciliari e successivamente l’obbligo di firma risalgono ai mesi scorsi, ma la vicenda è venuta a galla solamente nei giorni scorsi. In attesa del processo l’Arma ha sospeso i due militari in servizio presso la Compagnia rhodense.

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