Polizia di Stato

Permessi di soggiorno con matrimoni di comodo, due donne nei guai

Si tratta di una marocchina che gestisce un Caf a Legnano e di un’italiana che operava nell’assistenza di soggetti fragili.

Permessi di soggiorno con matrimoni di comodo, due donne nei guai
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Due donne sono finite nei guai per aver attuato vari meccanismi per realizzare guadagni illeciti permettendo a stranieri clandestini di regolarizzarsi.

Permessi di soggiorno con matrimoni di comodo e falsi rapporti di lavoro

Lo facevano attraverso matrimoni di comodo e falsi rapporti di lavoro domestico, come hanno appuratole indagini del Commissariato di Polizia di stato di Busto Arsizio e della Procura della Repubblica. Le due, una marocchina e un’italiana (la prima gestisce un Caf a Legnano e la seconda, già nota alla Polizia, operava nell’assistenza di soggetti fragili), sono state sottoposte rispettivamente agli arresti domiciliari e all’obbligo di presentarsi quotidianamente in Commissariato, misure cautelari disposte con un’ordinanza del gip.

In due casi hanno agito come sensali, indagate anche le mogli italiane compiacenti

In due casi le complici hanno ottenuto tale risultato agendo come sensali di matrimoni di comodo tra compiacenti mogli italiane, a loro volta indagate, e mariti marocchini che, per i precedenti o per essere già stati espulsi dall’Italia, non avrebbero potuto ottenere permessi di soggiorno nel nostro Paese. Inutile dire che le coppie non si erano in realtà mai incontrate prima del giorno del matrimonio, celebrato in comune con testimoni e interpreti procurati dalle due indagate.

In almeno 15 occasioni hanno simulato l'esistenza di rapporti di lavoro domestico

Per almeno altri 15 stranieri, invece, la garanzia di non venire espulsi è stata ottenuta eludendo la sanatoria, il decreto legge che permetteva a datori di lavoro con minimi requisiti patrimoniali di dichiarare un preesistente rapporto di lavoro in nero con uno straniero, impiegato in particolare come colf o badante. Era sufficiente la presentazione della domanda, e quindi l’esibizione da parte del lavoratore della relativa ricevuta, per rendere lo straniero inespellibile. Sostanzialmente le due hanno simulato l’esistenza di rapporti di lavoro domestico tra fittizi e talvolta inconsapevoli datori di lavoro, per lo più procurati dall’italiana tra soggetti fragili che conosceva e dei quali possedeva i dati personali avendone carpito la fiducia, e cittadini stranieri irregolari nel territorio nazionale generalmente reperiti dalla marocchina che poi ne seguiva le pratiche mantenendo i contatti con gli Enti competenti.

Alle due sono attribuiti anche casi si sostituzione di persona e truffe ai danni di due stranieri

Ma non è finita qui. Alle due donne sono attribuiti anche casi di sostituzione di persona: stando alle risultanze delle indagini in più occasioni si sarebbero sostituite ai finti datori di lavoro per ingannare i funzionari dell’Inps e della Prefettura. Infine gli inquirenti contestano loro pure truffe ai danni di due stranieri, ai quali avevano fatto credere di aver avviato o agevolato la trattazione di inesistenti pratiche di regolarizzazione.

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