No alla guerra, presidio alla base Nato di Solbiate

Una manifestazione pacifista che parte dal territorio per denunciare gli orrori delle guerre Nato

No alla guerra, presidio alla base Nato di Solbiate
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Il Forum Contro la Guerra annuncia un presidio il 10 novembre fuori dai cancelli della base Nato di Solbiate Olona.

No alla guerra, dal porto di Genova alla base di Solbiate

Dopo l'invasione della Siria da parte della Turchia, torna ad alzarsi la voce dei movimenti pacifisti del territorio. Per questo, sabato 10 novembre il Forum Contro la Guerra ha organizzato un presidio fuori dalla base Nato di Solbiate, un'iniziativa che nasce dal territorio contro le operazioni militari nel mondo. E un'iniziativa che si collega alle proteste dello scorso maggio nel porto di Genova, dove i portuali si sono rifiutati di caricare su una nave saudita dei generatori di corrente destinati alla Guardia Nazionale che li avrebbe impiegati nella guerra in Yemen.

Cos'è successo a Genova

Nello scorso maggio, i lavoratori del porto di Genova hanno creato un blocco che ha impedito alla nave saudita Yanbu della compagnia Bahri di caricare i generatori della Defence Tecnel di Roma, destinati ad un uso militare. "Questa importante vittoria - spiegano dal Forum -  ha riportato in primo piano una verità che ribadiamo da sempre: gli stati europei sono profondamente coinvolti nelle guerre combattute in tutto il mondo (Yemen, Siria, Libia, Mali, Ciad...) e, con essi, lo sono gli apparati produttivi, quelli logistici e, loro malgrado, i lavoratori. Anche nel territorio che ci circonda, si producono beni e servizi per il mondo della guerra. Ma i camalli di Genova lo hanno dimostrato: ribellarsi è possibile".

La Nato, la Turchia e l'attacco in Siria

"Da un mese a questa parte - proseguono - la Turchia (il secondo più numeroso esercito della NATO) ha invaso la Siria, forte dell'assenza di reazioni degli altri paesi dell'Alleanza, come già accadde con l'attacco di Francia e Inghilterra (con la complicità Italiana) ai danni della Libia". E la Turchia è fortemente legata, dal punto di vista delle commesse militari, al territorio varesino: è uno dei maggiori clienti dell’industria bellica italiana, disponendo di elicotteri T129 (di fatto una coproduzione con Agusta Westland). Negli ultimi quattro anni l’Italia ha autorizzato forniture militari per 890 milioni di euro e consegnato materiale per 463 milioni. Nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione per oltre 360 milioni.

La base di Solbiate

La struttura di Solbiate Olona é uno dei nove Comandi Nato di reazione rapida, e conta su oltre 400 militari. "La Nato é la macchina da guerra più imponente della storia umana - fanno notare i pacifisti -  da sempre sotto comando degli Stati Uniti. Gli interventi della Nato comportano bombardamenti, morti e feriti (il 90% tra i civili), saccheggio e devastazione dei territori, inquinamento e contaminazione radioattiva, aumento dei flussi migratori, campi profughi, militarizzazione delle frontiere, maggiore sfruttamento e impoverimento dei lavoratori. Le guerre sono inaccettabili non soltanto per il loro carico di distruzione e morte. Esse sottraggono risorse a sanità, istruzione, pensioni, trasporti, messa in sicurezza del territorio. L'Italia è all'11° posto nel mondo per spese militari, con più di 25 miliardi di Euro all'anno (70 milioni di euro al giorno).

Le guerre uccidono la Terra

E oltre ai danni sulle popolazioni, le guerre feriscono anche i territori e l'ecosistema. "Non è affatto da sottovalutare anche il mostruoso impatto delle guerre sull'ecosistema Terra, ormai ridotto ai minimi termini - concludono - Un aereo da caccia può consumare 16.000 litri all'ora un carro armato può aver bisogno di 450 litri per fare 100 km. Ogni giorno di guerra si consuma tanto carburante che basterebbe a fare il pieno a più di un milione di autovetture. Il solo esercito degli Stati Uniti, contribuisce ad almeno il 5% delle emissioni di gas serra totali. C'è poi da aggiungere l'inquinamento esorbitante delle produzioni belliche, il nucleare militare e molto altro ancora".

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