Il chiosco sarà smantellato

Motta: chiude l’edicola in piazza Garibaldi

Antonella e Pinuccia Cantoni, sorelle gemelle che dal 2001 gestiscono l'attività, salutano: "Dall'addio alla lira al Coronavirus, ora il meritato riposo". Il chiosco sarà smantellato

Motta: chiude l’edicola in piazza Garibaldi
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Antonella e Pinuccia Cantoni, sorelle gemelle che dal 2001 gestiscono l'attività, salutano: "Dall'addio alla lira al Coronavirus, ora il meritato riposo". Il chiosco sarà smantellato.

Motta: chiude l’edicola in piazza Garibaldi

Quando chiude un’attività commerciale non è mai una buona notizia, specie se si tratta di un’edicola perché con essa termina un mondo e una lunga parte della vita di ciascuno di noi, iniziata dall’acquisto in età giovanile dei primi fumetti e figurine da collezione e arrivando ai quotidiani e riviste in età adulta. Con la nostalgia dei ricordi a farla da padrona.

Antonia e Pinuccia Cantoni sono le due sorelle (gemelle) che dal 2001 hanno gestito l’edicola in piazza Garibaldi a Motta Visconti, chiosco che dal 30 maggio prossimo chiuderà definitivamente e sarà smantellato: «Siamo arrivate al dunque, dopo vent’anni sempre presenti 12 ore al giorno. Neanche il coronavirus ci ha fermate... ma pensiamo di esserci meritate un po’ di riposo», dicono le titolari ormai prossime alla sospirata pensione.

La cessazione dell’attività, infatti, non c’entra con la crisi che da molti anni morde il settore delle rivendite dei periodici, che ormai stanno vistosamente sparendo dal panorama urbano: fatto sta che nessuno si è fatto avanti per rilevarla e la licenza perciò verrà riconsegnata in Comune. «Purtroppo non ci sarà più l’edicola, e con essa un punto di riferimento nel paese: in qualche modo verrà a mancare un’istituzione», afferma Antonia, secondo la quale «dall’affetto e dalla fiducia che i nostri clienti ci hanno sempre dimostrato, abbiamo capito che in tutti questi anni non abbiamo offerto “solo” giornali o riviste, ma molto di più».

Secondo Pinuccia Cantoni la filosofia adottata nello svolgere il mestiere dell’edicolante si è rivelata vincente: «In vent’anni abbiamo affrontato di tutto, dal passaggio dalla lira all’euro fino alla crisi del 2008, arrivando al coronavirus di oggi. Eppure chi ci stava di fronte non era solo un cliente, ma prima di tutto una persona: con cortesia e rispetto abbiamo sempre cercato di soddisfare tutti e se alcune volte non ci siamo riuscite, ce ne scusiamo. Di sicuro abbiamo sempre regalato il nostro sorriso a tutti».

Nel ringraziare per l’ultima volta i clienti «che ci hanno permesso di svolgere il nostro lavoro in modo sereno», le due titolari auspicano che “L’Edicola di Flo” «possa proseguire con successo nel suo percorso lavorativo al servizio del paese, ora che rimarrà l’unico punto di riferimento del paese».

Il contenzioso con il Comune di Motta

Resta un po’ di amarezza, invece, per alcune interminabili vicende burocratiche intercorse con il Comune di Motta Visconti «che si trascinano fin dal 2001, ovvero da quando abbiamo rilevato il chiosco e la licenza di “vendita esclusiva di giornali e riviste” dalla signora Matilde Mottini», proseguono Antonia e Pinuccia. «Dal 2002 fino al 2017, infatti, non abbiamo mai capito a che punto fosse rimasto il rinnovo della concessione del terreno su cui poggia l’edicola, rinnovo inizialmente chiesto dalla precedente titolare e da noi ripetutamente sollecitato e agli atti del protocollo comunale. A tutt’oggi, tenendo conto anche dell’accantonamento della famosa direttiva europea Bolkestein (che avrebbe messo a gara gli spazi pubblici, n.d.r.), ancora non sappiamo nulla».

Ma non è tutto: «Nel 2006 l’Agenzia del Territorio (Catasto, n.d.r.) ha rivisto i criteri di accatastamento dei chioschi, imponendo di classificarli in categoria C/1 come i negozi in muratura. Quindi, da allora ci siamo trovati a pagare sia la Tosap che l’ICI-IMU, ovvero due tributi locali in contemporanea per il medesimo immobile. Pur avendo sempre confidato nel buon senso del Comune di Motta, non si sono mai concretizzare proficue occasioni di confronto per ottenere un parziale rimborso, ma la speranza è l’ultima a morire», concludono le sorelle Cantoni. TORNA ALLA HOME PAGE

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