Maxi blitz antidroga: il quartier generale a Legnano, il rifornimento a Villa Cortese FOTO
I Carabinieri hanno svelato maggiori dettagli sull'operazione Boxes che ha fatto scattare le manette ai polsi di 15 persone specializzate nel traffico di polvere bianca.
Maxi blitz antidroga a Legnano: il quartier generale, le citycar gemelle (tutte nere), le vie della cocaina e del denaro. Emergono ulteriori dettagli sull'operazione Boxes che ieri, giovedì 7 maggio 2020, ha portato all'arresto di 15 persone e al sequestro di 15 chili di polvere bianca e 330mila euro in contanti.
Maxi blitz antidroga, la complessa attività d'indagine
Un'azione massiccia, che ha visto coinvolti 115 militari, 50 automezzi delle Compagnie Carabinieri di Legnano, Busto Arsizio, Saronno, Novara, Gonzaga, Novi Ligure, Como e del 3° Reggimento Carabinieri Lombardia di Milano, e due unità cinofile del Nucleo Carabinieri di Casatenovo, seguita a un'indagine particolarmente complessa che ha portato all’azzeramento di più compagini criminali dedite alla cessione di grandi quantità di stupefacenti. Innumerevoli i contatti, gli incontri, gli scambi, gli spostamenti che i vari “attori” hanno effettuato e che gli inquirenti hanno monitorato per riuscire a tracciare un quadro chiaro di quale fosse la metodica utilizzata dai trafficanti nello smercio della droga.
Coca e famiglia: focus sul gruppo legnanese
Particolare attenzione ha meritato l’analisi delle attività delinquenziali poste in essere dal gruppo legnanese, capeggiato da C.O., il 33enne Legnanese detto “Kojak”. Come è emerso dalle investigazioni egli aveva la collaborazione e la copertura del nucleo famigliare. In particolare sono stati raccolti gravi elementi di responsabilità in capo al padre e alla moglie. Questi lo assistevano nella gestione e nel controllo delle operazioni criminali, non potendo escludere che lo sostituissero nei contatti con gli altri gregari: il 68enne Legnanese R.S. detto “Padrino” e M.S., il 47enne legnanese detto il “Mongolese”. E’ apparso chiaro come questi due fossero demandati a coadiuvare Kojak nella fase esecutiva, con mansioni dettate e condivise con lui. Due soggetti con precedenti, anche specifici, senza relazione sentimentale stabile e che quindi non dovevano inserire le loro attività criminale in una potenziale gestione familiare. Sempre pronti a eseguire le disposizioni. Disposizioni che venivano dettate da Kojak durante gli incontri che avvenivano in un appartamento fittato “senza contratto”, sempre per evitare che si potesse ricondurre al gruppo la tenuta di quei locali, in via Leoncavallo di Legnano, al piano terreno di una villetta. Più è più volte i Carabinieri hanno monitorato gli incontri tra i tre. Da quell’appartamento spesse volte partivano per le consegne ai loro clienti, per lo più effettuate direttamente da Kojak e da Padrino, con le citycar nere. Mongolese, che non aveva la patente di guida, si spostava a bordo di una citybike di sua proprietà. Per questa ragione le consegne venivano effettuate principalmente dai primi due.
Le quattro citycar gemelle (tutte nere)
Nel corso delle indagini sono state individuate tre auto pressoché uguali, due Peugeot 107 e una Citroen C1, tutte nere, con i medesimi interni e le medesime modifiche come nascondigli della droga. Le due Peugeot erano intestate una a Padrino e una a Mongolese, mentre la Citroen C1, qualla con la quale è stato arrestato la prima volta in flagranza proprio Mongolese, era intestata a L.N., la 29enne albanese detta “Commessa”, moglie di Kojak. Per detta del Padrino si è appreso che le auto erano quattro. Effettivamente la quarta vettura esiste, sempre una Peugeot 107 nera, in uso a Kojak e a suo padre d’Artagnan, intestata al figlio della madre, non del padre, di Kojak. Questa però non è mai è stata utilizzata nel periodo di indagine per la consegna di droga. Effettivamente per i mezzi c’era l’imbarazzo della scelta.
I cinque box: tre a Legnano, due a Villa Cortese
In verità i “boxes” (da qui il nome dell'operazione) erano più di cinque ma, come per le auto, per gli altri non sono state documentate attività delinquenziali. Tutti senza contratto di locazione. Tre a Legnano: uno era nel condominio di via Barbara Melzi dove abitava la famiglia di Kojak e del padre d’Artagnan, un altro in un condominio di via Cavour, un altro in via Pasubio. Questi erano gestiti prevalentemente dal nucleo familiare del capo del gruppo legnanese. A Villa Cortese gli altri due individuati, uno in via Lussemburgo e uno in via Caboto, utilizzati da Padrino per nascondere le auto.
Le vie della droga e del denaro
L’approvvigionamento della droga alla compagine criminale capeggiata da Kojak avveniva principalmente a Villa Cortese, in via D’Azeglio, nei pressi di un parco pubblico. Il denaro per il pagamento al fornitore, il 38enne turbighese detto il “Mulo”, veniva consegnato a Legnano in via Martiri della Libertà. La consegna di cocaina a O.P. 46enne di Gorla Maggiore, detto “Professore”, avveniva a Villa Cortese in via Bertarelli. Il denaro veniva ritirato nella parallela via San Grato. La consegna della droga a M.C., 34enne di nazionalità marocchina, che dopo essere stato arrestato in flagranza lo scorso anno si era trasferito a Serravalle Scrivia, nell'Alessandrino, avveniva a Legnano in via Allende. La consegna del denaro nella vicina via Ponchielli. La consegna della polvere bianca a Y.E., 39enne di nazionalità marocchina residente a Busto Arsizio, avveniva a Legnano in via Ferraris. Il denaro a Kojak veniva consegnato a Busto Arsizio, nel parcheggio antistante una pasticceria.