"Macachi liberi!": manifesti degli animalisti anche a Origgio

Gli attivisti antivivisezionisti chiedono al Ministro Speranza la liberazioni dei primati che si trovano a Parma.

"Macachi liberi!": manifesti degli animalisti anche a Origgio
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"Macachi liberi!": manifesti degli animalisti in più di 30 città italiane.

"Macachi liberi!": manifesti degli animalisti anche a Origgio

Gli attivisti antivivisezionisti del Coordinamento Macachi Liberi non rinunciano a dare battaglia al progetto che vede l’Università di Torino e Parma coinvolte nell’esperimento della durata di 5 anni sui deficit visivi umani causati da traumi su 6 macachi che a fine esperimento saranno soppressi. Durante la notte sono stati appesi numerosi striscioni per la liberazione dei macachi e oggi in più di 30 città italiane, tra cui Origgio, sono visibili le scritte che chiedono con forza al ministro Roberto Speranza di bloccare l’esperimento.

L'esperimento sui macachi

I macachi si trovano a Parma per essere studiati durante l’esperimento “Lightup – Turning the cortically blind brain to see”. Lo scopo è approfondire il fenomeno “blindsight” o “visione cieca” che si basa sulla consapevolezza o meno della presenza di uno stimolo visivo. Dopo una prima prima fase di addestramento si è già passati alla fase invasiva che prevede un intervento molto doloroso alla corteccia cerebrale per limitare al minimo la vista e studiarne poi i deficit. L’esperimento ha ottenuto un finanziamento per due milioni di euro di fondi pubblici dall’European Research Council.

La nota del Coordinamento Macachi Liberi

“Come è possibile sapere se un primate ha la consapevolezza di uno stimolo visivo? Evidentemente non lo è, infatti è dal 1974 che si cerca di usare il fenomeno di visione cieca per riabilitare persone ipovedenti, sempre e solo sperimentando su primati non umani, e non si è arrivati a nessuna conclusione. Pazienti affetti da cecità corticale si sono proposti come volontari per studi non invasivi, ma non sono stati tenuti in considerazione. D’altronde uno studio condotto nel 2017 su esseri umani è costato “solo” 20mila euro, non abbastanza per riempire le tasche dei vivisettori. Chiediamo che questi animali siano liberati e affidati ad un centro di recupero e chiediamo al Ministero della Salute una ricerca scientifica etica, sicura ed efficace condotta con i già esistenti metodi sostitutivi. Sempre e comunque nel rispetto di ogni forma di vita”.

 

 

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