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Luca, è tutto da rifare: che giustizia è?

Il processo del giovane rimasto ferito a luglio del 2019 durante una festa di compleanno da Milano è passato al Giudice di Pace di Rho che non ha ricevuto i faldoni

Luca, è tutto da rifare: che giustizia è?
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«Dopo oltre due anni siamo al punto di partenza. Non abbiamo più fiducia nella Procura. Nonostante questo, non ci fermiamo, i danni riportati da Luca sono notevoli e noi riteniamo di avere tutto il diritto di sapere la verità, di scoprire come sono andate realmente le cose». Era il mese di gennaio del 2022 quando Chiara Taverna, mamma di Luca Castiglioni, aveva pronunciato queste parole fuori dal Tribunale di Milano dove era appena andata in scena quella che doveva essere la prima udienza di un processo che la famiglia Castiglioni attendeva da due anni.

Un processo derubricato da doloso a colposo che da Milano è passato a Rho

Un processo poi annullato a causa di una mancata querela con il reato che è stato derubricato da doloso a colposo. Un processo poi trasferito da Milano al Giudice di Pace di Rho che venerdì scorso si è trovato di fronte Luca Castiglioni, l’imputato Marius Tiba, 27 anni di Parabiago, accusato di lesioni colpose (ma secondo lo stesso avvocato della difesa l’unico che non ha molto a che vedere con la vicenda), ma non la cosa più importante sulla scrivania: le 800 pagine di cartelle cliniche e faldoni pieni di fogli per la chiusura delle indagini.

Cartelle cliniche e faldoni non sono stati trasferiti da Milano a Rho

Una «dimenticanza» che ha lasciato senza parole tutti i presenti in aula, ma soprattutto Luca e la sua famiglia che ormai da troppo tempo aspettano di mettere la parola fine su questa vicenda. E invece... Invece si dovrà ricominciare tutto da capo con la convocazione in aula a Rho di alcuni dei testimoni che erano stati sentiti in precedenza a Milano. Testimoni che potrebbero anche essere coinvolti in prima persona in questa strana vicenda avvenuta ormai nel lontano mese di luglio del 2019 durante una festa di compleanno a Nerviano. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti e dagli investigatori, il giovane rhodense sarebbe stato sollevato e spinto con troppa violenza per «un gioco finito male», cadendo per terra e sbattendo la testa sul pavimento di marmo.

Trasportato all'ospedale di Legnano ha lottato tra la vita e la morte e oggi non è ancora tornato a una vita normale

Trasportato d’urgenza in ospedale a Legnano, ha lottato tra la vita e la morte, poi è stato ricoverato in Terapia intensiva e ha anche dovuto fare una lunga riabilitazione. Nonostante l’impegno profuso all’istituto di Bosisio Parini, Luca non è ancora tornato a una vita normale: ha subito danni permanenti gravi che non glielo permetteranno. Una doccia fredda quella di venerdì scorso per Luca, scoppiato in lacrime alla fine dell’udienza, quando il Giudice di Pace di Rho ha praticamente affermato che bisogna ricominciare tutto da capo, fissando la prima udienza del nuovo processo al 6 dicembre a Rho.

Prossima udienza il 6 dicembre, si ricomincerà tutto da capo

Una vicenda, quella che ha coinvolto il giovane rhodense, con tanti buchi neri, tanti silenzi e tanta burocrazia come l’ultimo atto andato in scena nella mattinata di venerdì scorso a Rho quando giudice e pubblico ministero si sono trovati a iniziare un udienza senza avere i faldoni del Tribunale di Milano, aspetto fondamentale per poter iniziare i lavori. Una doccia fredda per Luca e la sua famiglia, ma comunque, come ribadito ancora una volta da mamma Chiara «non ci fermiamo, i danni riportati da Luca sono notevoli, riteniamo di avere il diritto di sapere la verità e a questo punto di saperlo presto visto che da quel maledetto mese di luglio del 2019 di anni ne sono passati ben cinque.»

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