Lonate piange il maestro del coro ucciso dal tumore

Don Ferdinando ricorda Franco De Giorgi, 58 anni: "La musica era la sua passione, Ora dirigerà l'orchestra degli angeli".

Lonate piange il maestro del coro ucciso dal tumore
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Lonate in lutto per la scomparsa di Franco De Giorgi, il maestro del coro parrocchiale, persona buona e generosa, uccisa dal tumore. Lascia la moglie Cinzia e il figlio Romeo.

 Lonate dà l’addio al maestro del coro, uomo riservato e generoso

Una chiesa affollata mercoledì per dare l’ultimo saluto a Franco De Giorgi, 58 anni, cittadino amato, padre e maestro del coro. I primi di novembre la scoperta del tumore e l’inizio di una serie di esami e diagnosi, per poi arrivare a un netto peggioramento subito dopo Natale fino a sabato 30 dicembre, quando il suo cuore ha cessato di battere. De Giorgi amava la musica ed era  maestro di canto per il coro parrocchiale. «Se penso al primo ricordo che ho di Franco, mi viene in mente la festa dell’Ascensione, in Brianza. C’era stata una partita di calcio subito dopo e lui si era fatto male ad una caviglia, ma aveva minimizzato l’accaduto e aveva continuato a giocare. L’ultimo ricordo che ho di lui, invece, risale a soli cinque giorni fa. Ero andato a salutarlo in ospedale, era ricoverato a Legnano. Non trovavo le parole giuste da dirgli, sfido chiunque ad averne, così mi sono limitato ad osservarlo e lui mi ha fatto un cenno con la mano come per dirmi che la situazione era davvero peggiorata. Dalla finestra di camera sua, si intravedeva una chiesa e gli ho detto di continuare a guardarla e avere fede. Prima di andarmene abbiamo detto una preghiera insieme e l’ho salutato con un “ciao”. Non me la sentivo di mentire dicendogli arrivederci, ma non ero pronto nemmeno a dirgli addio. Questi sono il primo e l’ultimo ricordo che ho di lui, nel mezzo, l’immensità. Lui era un uomo allegro ma non chiassoso, era fedele e amava interrogarsi sulla vita. Era anche pigro però, ma non nel suo lavoro, era pigro nelle cose che doveva fare per se stesso: amava stare sul divano piuttosto che farsi 600 km per andare al mare».

La moglie: "Metteva l’amore in ogni cosa facesse"

La moglie Cinzia: «Era una persona di poche parole ma di grande generosità, socievole e giocherellone, come quei bambini citati nella lettura del Vangelo. Ha sempre avuto una grande fede, soprattutto durante la sua malattia. L’eredità che ci lascia è quella di vivere mettendo l’amore in tutto quello che facciamo, senza risparmiarci in nulla». Assicuratore in un’agenzia di pratiche auto, non ha mai smesso di dedicarsi al suo lavoro, ma in primis alla moglie e a suo figlio: «Franco – prosegue Don Ferdinando – continuerà a vivere accanto a Cinzia e a Romeo. Hanno condiviso oltre 30 anni di matrimonio. Me li ricordo da giovani, quando si aggiravano nel seminario a Venegono. È stato pellegrino due volte a Medjugorje, tanto da convincere anche me ad andarci. Diceva di non volere una morte rapida, come un infarto. Desiderava un passaggio graduale e così è stato, accanto ai propri cari è riuscito ad affrontare la malattia. Ora me lo immagino in cielo, accompagnato dalla Madonna, con un’orchestra e un coro di angeli e, a lato, un bel divano...pronto ad esclamare: “allora questo è davvero il Paradiso!”. A lui la serenità, a noi, la fortuna di averlo conosciuto».

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