Magenta

La rivolta pacifica: "Protestiamo per i nostri diritti"

L'iniziativa di due bariste contro il Dpcm.

La rivolta pacifica: "Protestiamo per i nostri diritti"
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Pronte a scendere in piazza e a trascinare con loro un'onda pacifica di ristoratori, baristi, imprenditori infuriati. Gladys Bonaccorsi e Sissi Gualazzi, bariste del The King di Magenta, appena saputo del Dpcm, non ci hanno pensato due volte e hanno creato un gruppo Facebook di rivolta: #iostoconiristoratori.
Sullo sfondo un cuore blu, sopra tre posate, sotto l'appello: «Protestiamo».

Le criticità

«In questi mesi i locali si sono attrezzati per poter assicurare un servizio in sicurezza, investendo molto in un momento non semplice - spiegano le due bariste – Il lavoro è comunque calato, anche per la grande paura che è stata iniettata nella gente, per lo smart working che ha praticamente azzerato i pranzi di lavoro e diminuito i caffè del mattino. Ora chiudere alle 18 vuol dire togliere una fetta di sostentamento alle attività. E non lo diciamo perché ci piace fare l'aperitivo e non possiamo farne a meno, ma perché senza il servizio serale molte persone resteranno senza lavoro. Spesso, inoltre, sono madri e padri di famiglia che non sapranno come sfamare i figli. La cassaintegrazione? Per chi ne ha diritto aiuta, peccato in molti non l'abbiano ancora vista».

La rivolta pacifica: "Protestiamo per i nostri diritti"

E allora, sabato, riunione a Magenta, in piazza Liberazione, poi tutti a prendere il treno per Milano dove ci si unirà ad una protesta organizzata.
«L'invito è aperto a tutti coloro le cui attività sono state penalizzate, non solo baristi e ristoratori, quindi, ma anche titolari di palestre e centri sportivi– dicono le bariste – Vogliamo far sentire la nostra voce, manifestare disagio e preoccupazione, tentare, in modo pacifico, di invertire la rotta».
Il messaggio è chiaro: «Controllare e punire chi non si adegua alle regole, non chiudere indiscriminatamente – proseguono – E basta col messaggio terroristico che il Covid si prende al bar o in palestra. Ci si contagia ovunque manchino distanze e mascherine». Sabato, quindi, si protesta per far sentire la propria voce.

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