I budget di salute di comunità, una possibilità per rifiorire

Si è concluso il primo budget di salute di comunità, un percorso di presa in carico che aiuta le persone con disagio psichico a realizzare il proprio progetto di vita nella comunità locale in cui abitano

I budget di salute di comunità, una possibilità per rifiorire
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Si è concluso il primo dei 60 budget di salute previsti da Amicittà, uno dei progetti della quarta edizione del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, che nei municipi 2, 3 e 9 del Comune di Milano, lavora affinché le persone con disagio psichico possano realizzare il proprio progetto di vita nella comunità locale in cui abitano, a partire dalle aspirazioni e dai bisogni dei singoli beneficiari e delle loro famiglie e dalle risorse disponibili sul territorio.

I budget di salute di comunità

I budget di salute di comunità sono progetti alternativi all’inserimento in strutture psichiatriche che prendono in considerazione la persona nel suo complesso e cercano di dare risposte sul piano abitativo, lavorativo e di inclusione sociale, grazie al supporto degli operatori e al coinvolgimento degli abitanti. I budget di salute di comunità, infatti, mettono a disposizione della persona non solo risorse economiche, ma anche il capitale sociale e relazionale della comunità locale.

La storia del primo budget

Il budget appena concluso ha raccontato la storia di Gordana. Gordana oggi ha 54 anni, e per 10 anni, in seguito a un evento traumatico, è stata inserita in una comunità riabilitativa ad alta resistenza (CRA) di Milano, sotto il CPS (Centro Psicosociale) di Corso Plebisciti. Solo alcuni mesi fa, grazie alla segnalazione dei medici del CPS, è rientrata nei criteri di accesso del progetto Amicittà per usufrire di uno dei budget di salute. Si sono occupate di lei tre operatrici: Rebecca Fontana, tecnica della riabilitazione psichiatrica, Alfonsina Rapuano, assistente sociale ed Elisa Ruspi, psicologa degli aspetti relazionali. Nonostante le difficoltà che ha dovuto affrontare, Gordana è apparsa subito una donna aperta e piena di risorse: da 27 anni pratica massaggio olistico, scrive poesie e ha una rete sociale molto estesa. Grazie ad Amicittà, è riuscita a lasciare l’Alta Residenzialità ed entrare in una Residenzialità Leggera, un condominio che ospita, come lei, altri 4 pazienti con un alto livello di autonomia.Questo è stato il primo passo per liberarsi dallo stigma della malattia.

La Residenza Leggera

Entrare in una Residenza Leggera, a contatto con persone non problematiche, le ha permesso di rinforzare il suo lato sano e di sviluppare atteggiamenti mentali positivi. Ne è la prova il fatto che Gordana ha instaurato con le tre operatrici un rapporto di fiducia e ha saputo chiedere loro aiuti concreti. Si è fatta aiutare a compilare la richiesta per una casa popolare e ha chiesto supporto per essere riammessa all’università, dove in seguito a un blocco di carriera, non poteva dare gli ultimi due esami e laurearsi in medicina. Nei prossimi mesi Gordana lascerà la Residenza Leggera per entrare nella casa popolare che le è stata assegnata e riuscirà a laurearsi. Quando si trasferirà nella sua nuova casa, il percorso con Amicittà si concluderà e sarà il CPS di zona a continuare a prendersi cura di lei. Il rapporto con Amicittà però non si interromperà perché Gordana ha espresso il desiderio di collaborare con il progetto e di partecipare ad alcune iniziative e attività, non più da beneficiaria ma come volontaria. Quando Gordana smette di parlare del suo passato e comincia a raccontare il suo presente, abbandona un tono cupo per un tono gioioso. Non a caso, parla di una sua rifioritura.

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