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Hai avuto il Covid? L'Avis ti chiede di donare il plasma

Ma cosa è il plasma iperimmune e a cosa serve?

Hai avuto il Covid? L'Avis ti chiede di donare il plasma
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Hai avuto il Covid? L'Avis ti chiede di donare il plasma

Hai avuto il Covid? L'Avis ti chiede di donare il plasma

«Circa il 15 per cento di coloro che hanno donato il proprio sangue ha sviluppato gli anticorpi anti Covid-19 e quindi ha potuto donare il plasma iperimmune - esordisce Lorenzo Pini, vice presidente dell’Avis Lainate - E’ per questo che l’Avis di tutta Italia sta cercando di spronare le persone a donarlo».

Ma cosa è il plasma iperimmune e a cosa serve?

Il palsma è una componente del sangue e contiene proteine, nutrienti, prodotti del metabolismo, ormoni e elettroliti inorganici, ma è privo di cellule. È composto principalmente da acqua (92%), proteine (8%) e sali minerali. In questo caso, quello iperimmune, costituisce una promettente risorsa terapeutica sia per la cura che per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2.
«Il plasma iperimmune presenta un elevato livello di anticorpi specifici utili a neutralizzare il virus e a ridurne la carica virale, attraverso l’immunizzazione passiva - spiega Pini - Questi anticorpi possono essere presenti nel sangue dei soggetti che hanno contratto l’infezione manifestando in forma grave la malattia Covid-19 e sono guariti, oppure che hanno contratto a malattia con sintomi lievi o addirittura in forma asintomatica e hanno eliminato il virus».

Come fare

La Lombardia rimane la regione con la percentuale più alta di persone che hanno sviluppato anticorpi: 7,5 per cento. Sicilia e Sardegna quelle con l’incidenza più bassa (0,3%).
Per entrare a far parte del «programma» il donatore deve eseguire il test sierologico e successivamente il tampone. Nel caso in cui il test evidenzi un elevato titolo anticorpale, il donatore viene ricontattato per una nuova donazione di plasma dopo 14 giorni e una terza donazione a distanza di 30 giorni. Il donatore effettuerà nuovamente i test dopo 6 mesi, così da valutare la salute degli anticorpi e procedere con ulteriori donazioni. Le sacche di plasma verranno quindi inviate all’interno della struttura trasfusionale regionale e successivamente all’industria per la lavorazione. Per ottenere prodotti di livello farmaceutico, si usufruisce del servizio di lavorazione come già accade per altri medicinali plasmaderivati ottenuti dal plasma donato da donatori di plasma periodici volontari. Il plasma donato viene poi inviato all’industria in conto lavorazione.
«Il farmaco è un prodotto altamente standardizzato e potrà essere utilizzato nella cura di tutti i pazienti Covid-19 - continua Pini - La trasfusione di plasma è oggi considerata una terapia a basso rischio e non ci sono evidenze nella letteratura scientifica che il sangue e i suoi prodotti siano veicolo di contagio. Al momento stiamo avendo un ottimo riscontro da parte dei donatori. La scelta di così tante persone di partecipare a un progetto di questo tipo dimostra quanto il sentimento del volontario sia fondamentale per la tutela della salute pubblica, senza dimenticare la disponibilità a tornare a donare il plasma una volta ricevuto il risultato del test sierologico. Nonostante questo abbiamo sempre bisogno di donatori, sia ora che in generale».

Questo progetto, frutto dell’impegno comune di Avis Regionale e Regione Lombardia, intende ampliare l’accesso alle terapie dei pazienti su scala regionale fino a sostenere eventuali necessità di altre Regioni, come già sta accadendo per le unità di plasma iperimmune anti-SARS-CoV-2 per uso compassionevole.

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