IL MESSAGGIO DEL DON

Don Patricello alla mamma di Alessandro: "Non hai generato un mostro ma un uomo che andava aiutato"

Il parroco di Caivano ha scritto alla madre di Alessandro Impagnatiello, in carcere per l’omicidio della compagna, Giulia Tramontano, che aspettava un figlio da lui.

Don Patricello alla mamma di Alessandro: "Non hai generato un mostro ma un uomo che andava aiutato"
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L'omicidio di Giulia Tramontano, al settimo mese di gravidanza, uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello ha distrutto due famiglie. Nelle scorse ore, la mamma di Alessandro, Sabrina Paulis ha definito suo figlio un mostro per ciò che ha fatto.  Tuo figlio non è un mostro ma un uomo che andava aiutato le ha detto, attraverso una lettera pubblicata dal quotidiano cattolico Avvenire don Maurizio Patricello parroco di Caivano in provincia di Napoli che si batte contro la Camorra. Il sacerdote il mese di marzo era stato a Rho per parlare ai ragazzi delle scuole.

Questo il testo della lettera scritta dal sacerdote e rivolta alla mamma di Alessandro

“La tragedia che ha sconvolto l’Italia supera sé stessa. Se almeno l’assassino fosse un folle, saremmo al riparo dalle sferzate di questa atrocità. Alessandro, però, non è un folle. Ma, allora, che cos’è? ‘Un mostro’ ha detto sua mamma insieme a tanti italiani. Comprendiamo il suo strazio, i sensi di colpa, la sua rabbia. Come i genitori di Giulia, però, anche lei non va lasciata sola. Eppure, Sabrina, tu non hai generato un mostro, tu hai messo al mondo un uomo. Un uomo mai cresciuto, che dalla bancarella della vita, calpestando gli altri, ha arraffato quanto più ha potuto, in modo lecito e illecito. Un bugiardo incapace di tenere a bada gli istinti, le pulsioni, le passioni. Un uomo che andava aiutato a vivere; che andava educato, non solo da te, ma dalla società che, sovente, abdica a questa sua altissima missione“.

Appena puoi corri da tuo figlio, non dirgli niente, sa già tutto

Si é poi stretto al suo dolore e ha detto: “È difficile, lo so. Giulia e Thiago, purtroppo, non torneranno più. Per loro possiamo solo pregare. Per i futuri Thiago e Giulia, invece, possiamo ancora fare tanto. Se solo la smettiamo di essere ciechi, pigri, codardi. Di abdicare al faticoso e gioioso dovere dell’educare prima con l’esempio e solamente dopo con le parole. Fatti coraggio, sorella. Piangi tutte le tue lacrime, è tuo diritto. Continua a chiedere perdono a Giulia e alla sua famiglia, è tuo dovere e ti fa onore. Ma, appena puoi, corri da tuo figlio. Non dirgli niente, sa già tutto. È una persona distrutta, che soffoca in un imbuto senza aria e senza luce. Forza! Supera te stessa, gettagli le braccia al collo.

Tienilo stretto a te come quando da bambino veniva a ficcarsi nel tuo letto durante un temporale

Tienilo stretto a te, come quando, bambino, veniva a ficcarsi di notte nel tuo letto durante un temporale. Piangete insieme. Fagli luce, vaga nel buio più profondo. Si sente un Caino e lo è. Ma tu ricorda che, dopo la morte di Abele, Dio ordinò: «Nessuno tocchi Caino». Il Signore, oggi, ti chiede di affrontare le doglie di un nuovo parto, più doloroso, più angosciante. Accetta. China il capo e rispondi: « Eccomi!».”

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