A due settimane dall'avvio dei test sierologici privati

Coronavirus, Cisliano vuole mettersi in proprio anche per i tamponi

Avviati da due settimane i test sierologici, il Comune di Cisliano pensa di far effettuare privatamente anche i tamponi. Il sindaco: “Siamo soli e continuano ad ostacolarci”

Coronavirus, Cisliano vuole mettersi in proprio anche per i tamponi
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Avviati da due settimane i test sierologici, il Comune di Cisliano pensa di far effettuare privatamente anche i tamponi. Il sindaco: “Siamo soli e continuano ad ostacolarci”

Coronavirus, Cisliano vuole mettersi in proprio anche per i tamponi

Estesa da mercoledì 29 aprile a tutta la Lombardia l'esecuzione dei test sierologici certificati da Regione Lombardia, con 46 centri prelievi complessivi. Come spiegato dall'assessore regionale Giulio Gallera, oltre al personale sanitario Ats inviterà ad eseguire tali test i cittadini in quarantena fiduciaria, ovvero soggetti sintomatici con quadri simil influenzali, ma anche chi è ora senza sintomi ma è stato segnalato dai medici di base, ed i contatti di casi asintomatici o con sintomi lievi. Test dunque mirati e che allo stato attuale non appaiono possibili per tutta la popolazione.

A Cisliano, come noto, ormai da due settimane il Comune ha avviato test sierologici “in proprio”, in collaborazione con un laboratorio privato, aperti a tutti al costo di 45 euro a persona. Affidabili negli esiti – ovvero utili a scoprire se si è stati a contatto con il virus, pur non dando diritto ad alcuna “patente di immunità” -, anche se non riconosciuti da Regione. E il sindaco Luca Durè si sente ancora in trincea: “E' ancora tutto in mano ai sindaci, è una situazione scandalosa. Tra qualche giorno partirà la fase due e le autorità non sanno nulla dello stato di salute della popolazione. Invece di collaborare ed aiutare i comuni, si ostacolano iniziative come questa di Cisliano e si viene ignorati. Qualcuno però dovrà rispondere di queste inefficienze».

Per quanto riguarda i dati già arrivati, ancora non completi, emerge che sul campione di cislianesi, poco meno di mille, la percentuale di chi presenta gli anticorpi (e quindi è venuto a contatto con il coronavirus), si attesta attorno al 4%. Mentre più alta è la percentuale di chi proviene da fuori paese, attorno al 10%. Probabile si tratti di un numero più elevato di persone con il ragionevole dubbio di essersi esposte al contagio.

Il silenzio delle autorità porta ora Durè a volersi muoversi in autonomia anche per quanto concerne i tamponi. «Stiamo per stipulare una convenzione con l’ospedale Mondino di Pavia. Speravamo riuscisse ad occuparsene lo Stato, invece dobbiamo far da noi. I dati sono stati e continueranno ad esser trasmessi ad Ats ed altri sindaci in casi di non cislianesi, nella speranza si possa prima o poi muovere qualcosa». Ancora due le giornate di test, si arriverà a circa 2mila soggetti. Del caso cislianese si è recentemente occupato addirittura il New York Times. TORNA ALLA HOME PAGE PER LE ALTRE NOTIZIE

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