Sentenza

Bruciò la propria villetta, condannato a tre anni e mezzo

L'immobile, che sorge tra via San Protaso e via Montegrappa a Bareggio, gli era stato pignorato ed era stato venduto all'asta. Stessa pena anche per il suo complice di Sedriano.

Bruciò la propria villetta, condannato a tre anni e mezzo
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Bruciò la propria villetta, che gli era stata pignorata e messa all'asta: per lui una condanna a tre anni e mezzo. Identica la pena per il suo complice.

Bruciò la propria villetta: condannato insieme al suo complice

La Prima sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta dal giudice Andrea Ghinetti, ha condannato due persone due italiani di 47 e 43 anni, rispettivamente di Bareggio e Sedriano, a tre anni e sei mesi di reclusione perché riconosciute responsabili dell'incendio doloso di un'abitazione privata a Bareggio, appiccato nella notte di San Lorenzo 2018. Tra venerdì 10 e sabato 11 agosto di quell'anno infatti, tra via San Protaso e via Montegrappa, un rogo partito dal tetto aveva gravemente danneggiato una villetta su due piani. Sul posto erano intervenuti i vigili del fuoco del Comando provinciale di Milano con sette mezzi. L'incendio era stato domato dopo oltre cinque ore di lavoro, all'alba di sabato 11 agosto. Fortunatamente non ci furono né feriti, né intossicati, perché l'edificio era vuoto. Le forze dell'ordine ipotizzarono subito la natura dolosa del rogo.

I due erano stati arrestati nel febbraio 2019 e posti ai domiciliari

Nel corso delle complesse indagini, dirette dal sostituto procuratore della Repubblica Piero Basilone e svolte dai militari della Compagnia Carabinieri di Abbiategrasso, è stata compiutamente accertata la natura ritorsiva del crimine, messo in atto dall'ex proprietario della villetta poiché quest'ultima era stata asuitata da terzi un mese prima a seguito di pignoramento. Nel febbraio 2019, i due condannati furono arrestati dai Carabinieri del Nucleo operativo radiomobile abbiatense e posti ai domiciliari.

Per loro anche l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni

Il giudice ha anche applicato la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, ordinando la libertà vigilata una volta espiata la pena. I due sono stati inoltre condannati al risarcimento della parte offesa per il danno patito, liquidando una provvisionale immediata di 150mila euro oltre alle spese processuali

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