Svolta nelle indagini

Barista ucciso, scarcerati i due indagati: «Lite provocata dalla stessa vittima»

Il gip ha riqualificato l'accusa da omicidio volontario in preterintenzionale dopo aver visionato i filmati delle telecamere di sorveglianza del bar Dandana di Pero dov'è avvenuta la rissa.

Barista ucciso, scarcerati i due indagati: «Lite provocata dalla stessa vittima»
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Barista ucciso a Pero, il quadro delle indagini è cambiato radicalmente e i due indagati sono stati scarcerati.

Barista ucciso, l'accusa passa da omicidio volontario a preterintenzionale

Il giudice per le indagini preliminari Alessandra Di Fazio ha disposto per loro i domiciliari con braccialetto elettronico. Non ci sono «evidenze» che la vittima (Omar Ismail, 57 anni) «sia stata colpita» con un posacenere alla testa e, analizzando le telecamere di videosorveglianza, è emerso che «la lite» fu «provocata» dalla stessa vittima, elemento «tutt'altro che di poco conto». Così si legge nella nuova ordinanza del gip, che ha riqualificato l'accusa da omicidio volontario in preterintenzionale.

A cambiare il quadro delle indagini il filmato delle telecamere di sorveglianza

Agli atti dell'inchiesta a carico dei due, 38 e 26 anni, è finito infatti un filmato registrato dalle telecamere di sorveglianza del bar Dandana di via Figino dal quale si evince che il barista, prima di essere aggredito, insieme ad altri due avrebbe trascinato fuori a forza dal locale il 26enne, mettendogli le «mani al collo». Per il giudice, poi, «è fondato ritenere che la colluttazione sia nata» quando il barista «ha puntato» contro il 26enne quel posacenere, che inizialmente si era detto fosse stato usato dai due per colpire alla testa il 57enne.

Secondo il gip non ci sarebbe stata volontà di uccidere ma «dolo di percosse»

I due indagati erano stati arrestati la notte stessa dei fatti, avvenuti tra martedì 13 e mercoledì 14 settembre, per poi essere rinchiusi in carcere quando il barista era morto in ospedale dopo quattro giorni. I pugni tirati dai due, scrive ora il gip, si inquadrano nel «dolo di percosse e lesioni», non nella «volontà di uccidere». Da qui la riqualificazione dell'accusa con l'indicazione di approfondire le indagini su vari aspetti.

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