Assolto il ragazzo che deturpò il murale di Bros a Settimo Milanese

Secondo il giudice il gesto è stato mosso da "motivazioni dimostrative e rivendicative".

Assolto il ragazzo che deturpò il murale di Bros a Settimo Milanese
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Assolto il ragazzo che deturpò il murale di Bros a Settimo Milanese nel 2016.

Assolto il ragazzo che deturpò il murale di Bros a Settimo Milanese

Nel 2016 un giovane restauratore con specifiche competenze tecniche ha cancellare con vernice bianca un murales di Bros, noto street artista rhodense. L'opera, fatta in una piazza di Settimo Milanese, era stata chiesta dall'Amministrazione Comunale. Il murale non era stato gradito da molti ragazzi del quartiere così il 34enne si è fatto portavoce cancellandolo. Immediata la reazione del Comune che si è costituito parte civile procedendo per vie giudiziarie. Bros invece, all'anagrafe Daniele Nicolosi, aveva preso le distanze da questa decisione sostenendo: "Non condivido la scelta di questa punizione nei confronti di un cittadino che, evidentemente, ha avuto delle perplessità sul mio lavoro e ha deciso di conseguenza di agire per far valere il suo pensiero".  Il Tribunale di Milano ha però assolto il 34enne imputato di imbrattamento perché il gesto è stato mosso da "motivazioni dimostrative e rivendicative".

Bros prese le distanze dalla decisione del Comune

Già negli anni passati l'artista aveva preso le distanze dalla decisione del Comune di Settimo con una lettera indirizzata a Repubblica:

"Vorrei prendere le distanze dalla decisione del Comune di Settimo Milanese di costituirsi parte civile e di procedere per via giudiziale, secondo i termini della legge 639, nei confronti della persona che ha deciso di coprire il mio Wallpainting. Personalmente, non condivido la scelta di questa punizione nei confronti di un cittadino che, evidentemente, ha avuto delle perplessità sul mio lavoro e ha deciso di conseguenza di agire per far valere il suo pensiero. Sono convinto che il progetto realizzato a Settimo Milanese, nella totalità dell'iniziativa, abbia un valore culturale che debba essere condiviso con la cittadinanza attraverso un dialogo aperto; risulta invece chiaro, che il soggetto autore della "censura" alla mia opera, non abbia compreso a fondo questo aspetto né tanto meno l'origine sovversiva del fenomeno dei graffiti dal quale ha preso in prestito il linguaggio per comunicare la sua opinione. Come artista e come cittadino non condivido la legge 639 del 2009, che spesso risulta una forma barbara di repressione dell'espressione culturale. Io stesso sono stato accusato di aver violato questa legge in passato e, di conseguenza, proprio in questo periodo mi è stata limitata, per decisione del tribunale di Milano, la libertà personale attraverso una sentenza di affidamento in prova. Non posso, infatti, fino allo scadere del periodo detentivo, lasciare la Lombardia e sono costretto a orari di permanenza forzata in casa. Questione che mi provoca "limitazioni" non solo nell'esercizio della mia professione. Nello specifico caso del ragazzo 33enne, è evidente che egli ha agito imitando la forma espressiva che avrebbe voluto contestare, perché privo di mezzi alternativi per dar voce al suo pensiero. La punizione non lo porterà certamente a capire il danno che ha arrecato alla maggioranza dei cittadini di Settimo Milanese. Auspico perciò un ripensamento da parte del Comune delle procedure avviate nei confronti di un cittadino libero suggerendo, invece, un ciclo di incontri pubblici per ri-presentare il progetto alla cittadinanza, dando prova di aver assimilato il messaggio propositivo insito nella cultura graffitista".

Le parole dell'avvocato del 34enne

L'avvocato Domenico Melillo, legale del 34enne, ha spiegato

"Non ha imbrattato bensì cancellato un intervento su istanza di tutti i ragazzi del quartiere che ritenevano il disegno dell'artista una bruttura. Semmai il gesto non fosse stato poi del tutto condiviso, era disposto anche a ristrutturarne l'originale contenuto, essendo lui un restauratore con specifiche competenze tecniche".

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