Arese, Chiesti 8 anni per l'aspirante attentatore del centro commerciale

Arese, Chiesti 8 anni per l'aspirante attentatore del centro commerciale
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ARESE - Secondo il suo avvocato, Francesco Laganà, Berchorfi più che un terrorista sarebbe un "mitomane" e dovrebbe essere assolto in quanto non è emersa nessuna traccia dalle indagini degli inquirenti "della sua disponibilità di compiere attentati in Italia".  Secondo il pm di Milano Enrico Pavone, però, Nadir Benchorfi, 30enne marocchino sarebbe stato il "perfetto lupo solitario" a disposizione dell'Isis. Per questo ha chiesto 8 anni per terrorismo internazionale e l'espulsione dal territorio italiano una volta espiata la sua pena in carcere. 

L'uomo, che lavorava al centro commerciale di Arese, era stato arrestato nel dicembre scorso nel capoluogo lombardo. Benchorfi sarebbe riuscito ad aver econtatti, attraverso Telegram e altre chat on line, con tale Meslama, "uomo che fa parte dello Stato Islamico e che quasi sicuramente si trova in Siria" - ha affermato il Magistrato nel corso della sua requisitoria. In queste conversazioni il marocchino avrebbe espresso la propria volontà "di colpire nei centri commerciali dove lavorava". Certo è impossibile dire se l'uomo fosse davvero intenzionato a compiere un attentato. "Non possiamo dire con certezza che Bernchorfi avrebbe compiuto un attentato in Italia - ha aggiunto il pm - ma non possiamo neppure escluderlo". 

Per lui anche l'accusa di aver sostenuto economicamente lo Stato Islamico, mandando periodicamente somme di denaro nelle zone di guerra. "Tutti versamenti ampiamente documentati", ha messo in chiaro il rappresentante dell'accusa. Nessuna attenuante generica, quindi, per Benchorfi soprattutto per le "gravissime e dichiarazioni rese in questo processo". In particolare quando, nel corso dell'esame in aula, aveva affermato di essere un "informatore della polizia" e che proprio la Digos gli avrebbe imposto, anzi "dettato", la confessione resa in fase di indagini. "Un conto è proclamarsi innocente - ha osservato il Magistrato Pavone - un conto è rendere dichiarazioni calunniose. Chi esprime certe idee sul territorio italiano - ha concluso il Pubblico Ministero al termine della sua requisitoria - deve sapere che sarà punito prima con il carcere e poi con l'espulsione".

L'avvocato Laganà, invece, ha sostenuto che poiché il suo interlocutore Muslana "non è stato identificato, non c'è prova che appartenga allo Stato Islamico". E anche per quanto riguarda le somme di denaro inviate dal marocchino in Siria, sarebbe stata solo "beneficenza", ossia "un principio cardine della religione musulmana" - ha concluso l'avvocato.


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