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Ambrogino d’oro alla direttrice del carcere di Bollate

La città d'adozione ha deciso di assegnarle l’Ambrogino d’oro

Ambrogino d’oro alla direttrice del carcere di Bollate
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Cosima Buccoliero,  tra i personaggi che il  7 dicembre riceveranno la civica benemerenza del Comune di Milano

"Sono felicissima è il giusto riconoscimento dell'impegno del carcere nella gestione del Covid"

Accento pugliese, la passione per il carcere sin dai tempi dell'università e un'amore dichiarato, «per Milano e la sua laboriosità». Ora la città d'adozione ha deciso di assegnarle l’Ambrogino d’oro, la massima onorificenza concessa dal Comune a chi ha dato lustro alla città. C'anche lei, Cosima Buccoliero, 52 anni, direttore uscente del carcere di Milano Bollate e dell'istituto Penale Minorile di Milano Cesare Beccaria, tra i personaggi che il prossimo 7 dicembre riceveranno la civica benemerenza. «Sono felicissima non solo per me ma anche perché è il giusto riconoscimento dell'impegno del carcere di bollate in questa difficile gestione del covid. Sono grata alla città di Milano per questa attestazione di stima e di vicinanza», ha commentato.

Un riconoscimento alla sua professionalità

«Noi operatori, a diverso titolo rappresentanti la società civile all’interno del carcere siamo orgogliosi che sia stata accettata la nostra proposta al Comune di Milano per la benemerenza civica dell'Ambrogino d’Oro - commentano le associazioni che hanno sottoscritto la richiesta - Un atto dovuto. Un grande riconoscimento alla professionalita, alla competenza, al coraggio ed all'umanità e a chi nel e del carcere sa guardare oltre».

"Milano, una città in cui si possono coniugare lavoro e passioni"

Ultima nota positiva è la capacità della Buccoliero nella gestione estremamente complessa e rischiosa del Covid-19. Di Milano, che ora gli assegna l'Ambrogino d'Oro, la Buccoliero dice, "Milano è una città in cui si possono coniugare lavoro e passioni, impegni e amicizie. Un luogo in cui è radicato un associazionismo straordinario, un mondo che in questi anni ha dato molto al carcere e a tutto ciò che ruota intorno. Questa città, ma più in generale direi tutta la Lombardia, è la culla ideale per il mio mestiere: qui è nata la visione diversa del carcere di cui vi ho parlato. Qui c’è terreno fertile per il cambiamento, qui mi sento a casa».

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