Linate resta chiuso, Sea sposta il traffico su Malpensa
L'emergenza Covid e le norme anti-contagio spingono a tener chiuso lo scalo e a proseguire con il "bridge" su quello gallaratese.
Ieri in commissione regionale il chief operation officer di Sea Alessandro Fidato ha spiegato la decisione di tener ancora chiuso Linate e a puntare su Malpensa
Aeroporti, Linate chiuso e voli ancora su Malpensa
Linate non riapre, non conviene. Sea ha deciso di tenere chiuso lo scalo milanese, il più comodo da raggiungere la città, e di continuare a dirottarne i voli su Malpensa, approfittando anche del traffico aereo ridotto per via dell’emergenza Covid. Ieri Alessandro Fidato, chief officer di Sea sentito in commissione regionale ha comunque assicurato al “centralità” dello scalo di Linate, spiegando però che “purtroppo oggi i volumi sono talmente ridotti che ci chiediamo se ha senso riaprire un terminal per tenerlo vuoto“.
Problemi legati alle norme Covid
Ci sono poi le difficoltà legate alle norme contro il coronavirus: “Considerati i volumi e in considerazione dei lavori in corso a Linate, la cui capacità è notevolmente ridotta dalle attuali regole per il distanziamento, Sea ha deciso di concentrare le sue operazioni a Malpensa“, ha aggiunto Fidati, ricordando che la struttura alle porte di Gallarate è un hub non solo per le tratte brevi e medie ma anche per quelle più lunghe e intercontinentali.
Ma davvero non si vola più a Linate? Per i “comuni cittadini”, è vero. Al netto dei biglietti che Alitalia ancora vende per i voli da Linate (e che prontamente annulla e “rimborsa” coi voucher tra mille polemiche), lo scalo milenese continua ad operare solamente per i voli di Stato, i voli d’emergenza, quelli sanitari e della Protezione Civile.
Nel frattempo però come ricordato da Fidati continuano i lavori, con 32milioni per la riqualificazione e 18 per il solo terminal. Investimenti che allontanerebbero le voci di una chiusura futura a favore di Malpensa accelerata dal Covid.
“Crisi senza prevedenti”
I numeri snocciolati in commissione ben definiscono la portata della crisi del settore aereo che ha costretto la società a mettere in cassaintegrazione solo nei due aeroporti milanesi 2700 persone. Prima del lockdown e del coronavirus, i due aeroporti contavano 100mila viaggiatori al giorno. Ora? “Ad aprile abbiamo avuto circa 600 passeggeri al giorno – ha spiegato – tra arrivi e partenze, a maggio siamo passati a 1.300, poi dall’1 al 15 giugno c’è stato un primo incremento”.