Adottati separatamente: dopo quarant’anni cerca disperatamente il fratello

Roberto oggi ha 44 anni e Salvatore ne dovrebbe avere 47.

Adottati separatamente: dopo quarant’anni cerca disperatamente il fratello
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Roberto fino ai 19 anni ha vissuto a Monza, quindi si è trasferito in Veneto dove oggi vive con la sua compagna. Per quarant’anni non ha più avuto notizie di suo fratello dopo che entrambi sono stati adottati separatamente. Ma negli ultimi tempi l’esigenza di rivederlo è stata più forte che mai e così ha lanciato un appello per trovarlo:

“Vorrei riabbracciare anche mio fratello che aveva appena un paio d’anni più di me e che anche lui fu dato come me in adozione nella zona di Monza”.

Un appello che dal nostro quotidiano Prima Monza rilanciamo in tutto il circuito editoriale Netweek, anche perché la vita di Salvatore nel frattempo potrebbe aver preso strade imprevedibili.

Dopo quarant’anni cerca disperatamente il fratello

“Sono però convinto che mio fratello possa essere ancora nella zona di Monza e lo sto cercando per poterlo riabbracciare”.

Non ha molto in mano Roberto, se non una fotografia di suo fratello piccolissimo, l’unica custodita gelosamente dai suoi fratelli (non la pubblichiamo per una questione di privacy della persona ritratta, in copertina invece un’immagine di Roberto da piccolo).

E ha una serie di lettere che suo padre scrisse per cercare di non far dividere i suoi figli.

“So anche la data di nascita che è il 20 marzo 1975 a Milano, mio fratello è stato adottato attorno ai tre anni e il suo nome di origine era Salvatore, ma questo potrebbe essere stato cambiato perché era facoltà dei genitori adottivi scegliere se mantenerlo oppure no. Ai miei genitori Roberto piaceva ed è rimasto il mio nome, ma ora lui potrebbe averne un altro. Se però qualcuno si riconoscesse in questa data di nascita e in questa storia può mettersi in contatto con me”.

Adottati separatamente: la voglia di ritrovarsi

Roberto sta bene e non cerca nulla (“Non di certo soldi o qualcosa di materiale”, specifica), se non la possibilità di sapere come è andata la vita di suo fratello. “Anzi, se lui non se la sentisse di uscire allo scoperto mi farebbe piacere anche una lettera anonima, solo per sapere qualcosa di lui”.

Roberto oggi ha 44 anni e suo fratello ne dovrebbe avere 47. Alla nascita finì in un orfanotrofio proprio assieme a Salvatore, di due anni più grande. La sua famiglia di origine era venuta dal Sud al Nord in cerca di un destino migliore, erano gli anni del Dopoguerra e avevano una situazione di povertà e fragilità estrema.

“Io e mio fratello che eravamo gli ultimi nati siamo stati portati via e dati in adozione. Abbiamo anche una sorella e un fratello più grandi che furono assegnati a una famiglia affidataria e che sono quindi rimasti sempre in contatto coi nostri genitori. Sono loro ad avermi dato poi tutte queste informazioni”.

Sono i primi, infatti, che Roberto è riuscito a rintracciare.

Una lunga ricerca

“Finché i miei genitori adottivi erano vivi per rispetto nei loro confronti non ho mai cercato quelli biologici, poi tra il 2003 e il 2005 li ho persi entrambi. Così nel 2012 ho preso coraggio e ho presentato istanza al Tribunale”.

Prima di poter avere il fascicolo con le sue notizie biografiche, però, Roberto ha dovuto seguire trequattro mesi di sedute con le assistenti sociali al cui esito è stata redatta la relazione di uno psicologo e quindi il giudice ne ha preso atto e ha dato l’assenso. Una volta avute le informazioni, Roberto ha potuto rintracciare e riabbracciare suo fratello e sua sorella.

“Li ho conosciuti e ho conosciuto anche i miei parenti calabresi e ora ci sentiamo. I miei genitori erano morti, ma è stato bello ritrovare le mie origini. Mi resta il rammarico però di non aver rivisto Salvatore”.

Essendo stato adottato anche lui, la procedura non prevede che Roberto possa conoscere dove sia oggi suo fratello. Da qui l’appello per trovarlo, lanciato assieme ai suoi fratelli.

L’appello

“Non voglio sconvolgere la sua esistenza, ma se ha piacere può farsi avanti e se invece capisse di essere lui ma non se la sentisse può tenere il riserbo, scrivendoci in anonimato”, ha spiegato. Per ora di suo fratello Roberto non ha che una fotografia tra le mani e il ricordo stretto nel cuore.

Chiunque si riconoscesse nella storia e volesse mettersi in contatto con Roberto può scrivere a redazione@giornaledimonza.it oppure via WhatsApp a 350/1489717 (anche richiedendo l’anonimato).

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