aiutare chi è in difficoltà

Violenza sulle donne: 247 richieste d'aiuto nel 2022

A fotografare l’emergenza sul territorio sono state Antonella Manfrin, coordinatrice del Centro antiviolenza Filo rosa Auser e referente della Rete Ticino Olona.

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Ben 247 richieste di aiuto da inizio anno a fine ottobre, 190 delle quali si sono trasformate in prese in carico vere e proprie. Sono i numeri dell’attività svolta nei primi dieci mesi del 2022 dalla Rete antiviolenza Ticino Olona, attiva su 51 comuni, che comprende il Centro antiviolenza di Legnano, lo sportello antenna di Castano Primo e il Telefono donna di Magenta e Abbiategrasso.

Ilaria Maffei assessore con delega a istruzione, pari opportunità, nuovi cittadini e animali.

Violenza sulle donne: le richieste di aiuto

Dati in crescita rispetto agli ultimi anni, che sono stati presentati martedì mattina nella Sala Stemmi del municipio in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra il 25 novembre.
A fotografare l’emergenza sul territorio sono state Antonella Manfrin, coordinatrice del Centro antiviolenza Filo rosa Auser e referente della Rete Ticino Olona, Ernesta Ricotta, vicepresidente della Commissione Pari opportunità del Comune di Legnano, Costanza Bargellini, che per la Fondazione Somaschi coordina la Casa rifugio di Legnano, e l’assessora alla Comunità inclusiva Ilaria Maffei. Presenti anche la presidente del Filo rosa Auser Loredana Serraglia, Silvana Mandelli ed Ela Rossi del comitato direttivo Filo rosa Auser, Michela Gerbino, responsabile dell'Ufficio Pari opportunità del Comune di Legnano, Liliana Santoro che segue la Rete per Palazzo Malinverni, Pinuccia Boggiani, consigliera comunale e presidente della Commissione Benessere e Sicurezza sociale (ed ex presidente dell’Auser Ticino Olona).

Il Cav Filo rosa Auser è stato contattato da 146 donne: per 71 c’è stata accoglienza e presa in carico al centro antiviolenza di Legnano, mentre in 25 casi la presa in carico è stata effettuata dallo sportello antenna di Castano Primo.

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Chi chiama il numero di pronto intervento

Le segnalazioni provengono nella maggior parte dei casi dalle donne stesse, per scelta personale; seguono i Servizi sociali comunali, il Pronto soccorso, le forze dell’ordine e il 1522 (il numero gratuito promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri come help line contro violenza e stalking).

Le utenti sono in larga maggioranza di nazionalità italiana (68%), per il 6% albanesi e per la restante parte provenienti da diversi Paesi del mondo; risiedono per lo più a Legnano e hanno un’età prevalente tra i 41 e i 60 anni (45%). Per quanto riguarda lo stato civile, prevalgono le coniugate (40%), seguono le nubili (31%), le divorziate (21%), le separate (9%) e le conviventi (8%). Il 73% ha dei figli, nella metà dei casi minorenni («Si tratta di 60 bambini e ragazzi che vivono anch’essi la violenza» ha spiegato Manfrina). Nel 45% dei casi il livello di istruzione è medio-alto (diploma di scuola superiore), ma il 31% può contare su un reddito molto basso (inferiore ai 5mila euro). Il 63% ha un’occupazione stabile, ma il più delle volte lo stipendio è tale da non consentire un’effettiva autonomia economica.

Quanto all’autore della violenza, in due terzi dei casi è da ricercare all’interno delle relazioni famigliari strette: si tratta del marito o ex marito (32%) o del convivente o ex convivente (31). Nell’80% dei casi l’aguzzino è di nazionalità italiana. I maltrattamenti più frequenti sono psicologici (54%), fisici (41%), con stalking (18%), economici (11%); molestie e violenze sessuali seguono con il 7% ciascuna.

Come avvengono le violenze

«Il maltrattamento psicologico è la conditio sine qua non per l’instaurarsi di altri tipi di violenza - puntualizza Manfrin - Il maltrattante distrugge l’autostima della donna per poi prevaricarla in modi diversi». Solo in un caso su tre, al momento della presa in carico, la donna ha già sporto denuncia. «Il dato si riferisce solo alle denunce iniziali, sporte quando la vittima si presenta da noi; da quel momento parte un percorso di accompagnamento che prevede anche l’assistenza legale - dice ancora Manfrin - Queste donne hanno bisogno di essere protette e di garanzie di sicurezza rispetto a ciò che succederà dopo la denuncia, senza esporsi a ulteriori rischi da parte del maltrattante. Prima di arrivare alla denuncia c’è quindi bisogno di un progetto di supporto personalizzato».

«Non va sottovalutato nemmeno il fattore tempo - aggiunge Bargellini - Le vittime hanno bisogno di tempo per elaborare il loro vissuto: e spesso non è un percorso lineare, ma caratterizzato da un andamento ondivago; per aiutarle a portarlo a compimento è fondamentale il lavoro di rete».

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