Sposo all'altare... sulla benna del trattore
Un matrimonio d’altri tempi, quello di Francesco Beretta e Giacomina Cassani.

Un matrimonio d’altri tempi, quello di Francesco Beretta e Giacomina Cassani che domenica scorsa sono finalmente riusciti a convolare a nozze nella chiesa di San Carlo Borromeo a Castellazzo de’ Barzi… in trattore. «Ci proviamo dallo scorso anno, prima della pandemia e, dopo il primo lockdown, avevamo già fissato la data delle nozze il 27 giugno 2020. Ma avevamo una lista di invitati di 220 persone e per le norme sanitarie anti-Covid non era possibile, così abbiamo rimandato prima al 13 giugno, quindi all’11 luglio di quest’anno».
Francesco, classe 1982, residente a Castellazzo de’ Barzi da sempre, proviene da una famiglia di tradizione contadina. Nel 2013 ha ereditato da uno zio un’azienda agricola in paese, che produce frumento, foraggio per animali e alleva vitelli da carne. Così ha deciso, aiutato dal padre, di ricominciare a fare il contadino, dividendosi tra l’agricoltura e l’impiego in Amaga (Azienda Multiservizi Abbiatense Gestioni Ambientali). «Sono appassionato di meccanica e di macchine agricole da sempre e volevo una festa contadina per il mio matrimonio», spiega lo sposo. Così l’idea: arrivare in chiesa su un fiammante trattore agricolo. Alle 11 circa di domenica Francesco è giunto sul sagrato comodamente seduto sulla benna del mezzo, addobbato per l’occasione, insieme alla mamma Piera Oliva, che lo ha accompagnato in chiesa.
Sposo all'altare... sulla benna del trattore
La sposa, classe 1985, è arrivata in auto, fasciata in un tradizionale abito bianco, con un fiocco blu sulla schiena e accompagnata all’altare dallo zio Giovanni Artusi. Nella chiesetta di San Carlo, per le norme sul distanziamento ancora vigenti, sono potuti entrare solo una cinquantina di persone, tutti gli altri, compresi i residenti della frazione accorsi al passaggio del trattore, hanno ascoltato da fuori la cerimonia, officiata da don Giacomo Chiarello, il cugino della sposa. Una splendida giornata di sole ha salutato, insieme al riso lanciato da amici e parenti, l’uscita della coppia di sposi, visibilmente commossi e felici, al termine della cerimonia. Francesco racconta: «Nelle intenzioni iniziali avremmo voluto raggiungere anche la cascina Cambiaga, dove abbiamo fatto il pranzo, con il trattore, ma ci voleva un permesso speciale e, dopo tutte le difficoltà che abbiamo incontrato per le nozze, abbiamo preferito usare il mezzo solo per il giro in frazione e per le foto».
Porta di casa sbarrata da enormi rotoballe di fieno
I circa 130 invitati hanno quindi raggiunto la tenuta, di proprietà di Massimo Oldani, dove lavora come cuoca Giacomina.
I due si sono conosciuti nel 2007 ad Abbiategrasso, quando insieme alle rispettive compagnie di amici, frequentavano il Piper e da allora non si sono più lasciati. Il noto locale abbiatense è ancora oggi frequentato il mercoledì sera dagli agricoltori locali e Francesco che tiene alla tradizione della sua famiglia e ha tanti amici tra loro dice: «Senza i miei amici contadini non sarei riuscito ad organizzare questa festa. Vorrei ringraziare in particolare i fratelli Conca dell’azienda di Zelo Surrigone, i fratelli Baroni dell’azienda agricola di Cassinetta di Lugagnano e i fratelli Corvini dell’azienda agricola di Abbiategrasso, in particolare Sergio Corvini che ha guidato il trattore, un Samed Ttv 7250 in edizione limitata nera». E gli amici sono stati importanti per mantenere la tradizione, anche durante il pranzo, che gli sposi hanno voluto con prodotti rigorosamente provenienti da aziende agricole del territorio, hanno levato i bicchieri in innumerevoli brindisi di buon augurio e animato la festa. Lo scherzo agli sposi più riuscito è arrivato a fine giornata, quando, al rientro a Castellazzo, si sono trovati la porta di casa sbarrata da enormi rotoballe di fieno, che, tra frizzi e lazzi di amici e parenti, hanno dovuto spostare per riuscire ad entrare. Anticamente la fienagione produceva covoni e poi le balle di fieno sono state sostituite dalle rotoballe, ma il significato benaugurale del raccolto, qualunque forma esso assuma, rimane e la vagonata di fieno trovata di fronte a casa, sia di buon augurio a Francesco e a Giacomina.