La storia

Simbolo di speranza: la foto del Bersagliere Natale vince il primo premio

Protagonista il 92enne di Santo Stefano iscritto alla sezione di Magenta.

Simbolo di speranza: la foto del Bersagliere Natale vince il primo premio
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La forza del passato, l’incertezza del presente e la speranza nel futuro. Il tutto racchiuso in uno scatto, molto spontaneo, strappato un nonno bersagliere che guida le se nipotine oltre il periodo nero del lockdown. Una fotografia simbolo, scattata nel 2020, dal titolo «Possiamo farcela... avanti tutta!», che ha vinto il primo premio al concorso «L'arte bersaglieresca durante il Coronavirus», indetto dall'Associazione Nazionale Bersaglieri.
Protagonisti di questo successo la famiglia Magistrelli di Santo Stefano Ticino e la sezione magentina dei fanti piumati guidata dal presidente Roberto Grassi, cui Natale Magistrelli, 92 anni, è iscritto ufficialmente dal 2018.

Simbolo di speranza: la foto del Bersagliere Natale vince il primo premio

«L’anno scorso il presidente Grassi ci ha proposto di partecipare a questo bando, che permetteva di esprimersi in forme diverse, tra cui la fotografia – spiega la figlia Laura, docente e fotografa ufficiale del Conservatorio di Milano – All’inizio mio papà non voleva, poi, coinvolto dalle tre nipotine, è nato questo scatto, in cui loro lo guardano come punto di riferimento e di speranza verso il futuro. Un invito ad andare avanti, con lo spirito bersaglieresco che anima mio papà da sempre».
La fotografia ha superato tutte le selezioni, fino al trionfo nazionale, e alla premiazione da parte della sezione magentina, orgogliosa di avere tra le sue fila Natale Magistrelli.
Una vera icona per i fanti piumati, con una storia speciale alle spalle. Classe 1929, nel ‘51 si presentò per il militare.
«A un certo punto un capitano ci chiese di correre – racconta orgoglioso – Terminai i 100 metri in un tempo davvero da record. Non sapevo stesse selezionando uomini per il reggimento Bersaglieri a Roma, altrimenti ci avrei messo mezz’ora- scherzo – Invece fu così. Io volevo fare la scuola infermieri a Baggio, per non stare troppo distante da casa. Ma il capitano mi disse che avevo un talento troppo grande per stare seduto ad una scrivania. E partii per Roma».
Oggi Natale sarebbe forse un campione olimpico.
E già allora, nel Dopoguerra, partecipò a diversi campionati e sfide tra forze armate. Era imbattibile: «Nella capitale i Bersaglieri erano osannati come oggi lo sono i calciatori. La gente ci seguiva e applaudiva. Ero anche un bravo calciatore – ricorda – Poi arrivò la fine dei 18 mesi di militare e andai alla stazione Termini per tornare a casa. La gente voleva il mio cappello, per loro era un cimelio. Ma lo volevo tenere per me. Ad un certo punto mi fu sottratto, se lo contendevano… Tornai a casa senza cappello piumato, ma con tanti ricordi nel cuore».

Una vita ricca di soddisfazioni

Una vita da capo operaio in Aemme, una bella famiglia con due figli (Laura e Luigi), quindi i nipoti. E poi un’altra passione che segnò la sua vita, la musica.
Fu promotore della banda di Santo Stefano, di cui fu vicemaestro, musicista e sostenitore, trasmettendo la passione e il talento ai figli, entrambi docenti al Conservatorio.
«Iniziammo le prove l’8 di maggio, a Natale suonavamo già la Piva», dice con orgoglio riferendosi agli albori del corpo musicale. Nel 2018, l’iscrizione alla sezione Bersaglieri di Magenta, che poi Natale iniziò a seguire assiduamente.
«Tutto iniziò con la storia del cappello perduto, perché decidemmo di regalargliene un altro, coinvolgendo appunto l’allora presidente Mauro Mittino. Il giorno del compleanno arrivarono con l’atteso regalo e per lui fu un’emozione enorme, anche perché la festa fu davvero una sorpresa».
Una manifestazione dopo l’altra, di corsa coi Bersaglieri, a 90 anni suonati.
«C’è chi mi diceva alle spalle “Ga la fa pu” (non ce la fa più, ndr) e allora io correvo davanti a tutti, per dimostrare che avevo fiato e gambe».
Fante piumato nel cuore, nella testa e nel fisico, nonostante qualche acciacco arrivato ad ormai 92 anni. E, poi, anche col cappello, perso cinquant’anni prima e poi tornato sulla testa del suo padrone.
Ora una foto che suggella una storia di vita e di passione, sempre di corsa come fa un vero Bersagliere.

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