Lavoro

Sciopero dei lavoratori all'Artemide

Mercoledì e oggi presidio fuori dai cancelli dell'azienda multinazionale di via Bergamo

Sciopero dei lavoratori all'Artemide
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Non solo luci all’Artemide di Pregnana. A mettere in evidenza le ombre sono i lavoratori dello stabilimento di Pregnana, 260 in totale, che nel pomeriggio di mercoledì hanno aderito allo sciopero di due ore fuori dai cancelli dell’azienda che produce lampade di design.

Artemide

Uno sciopero che ha coinvolto anche i lavoratori della sede francese della nota azienda di Pregnana, a Saint Florent sur Cher, e quella di Telgate in provincia di Bergamo. Artemide produce anche in Canada e a Budapest in Ungheria. A Pregnana in via Bergamo si fa progettazione, produzione e ha sede il magazzino centrale.

Lavoratori in sciopero

Le richieste sono state riassunte in un volantino redatto dalla Rsu: «Contro le scelte aziendali di assorbire l'aumento salariale previsto dal CCNL e scattato il 1° giugno 2023; contro la continua politica di tagli e restrizioni che vengono attuate nei confronti dei Lavoratori; contro la negazione di un serio tavolo di confronto con i Rappresentanti dei lavoratori; contro le continue mancate risposte alle domande dei Lavoratori ed alla richiesta di una forma compensativa per il mancato raggiungimento degli obbiettivi del PDR in relazione alla situazione di alta inflazione ed alla perdita del potere di acquisto degli stipendi; contro l'approssimativa informazione che l'azienda sta attuando nei confronti dei Lavoratori e dei suoi Rappresentanti; i Lavoratori chiedono inoltre una completa trasparenza su quanto accaduto durante il blocco dei server aziendali in riferimento alla sicurezza dei dati personali di ogni Lavoratore».

"Temiamo il peggio"

Il timore, fra i lavoratori, è che gli atteggiamenti denunciati possano essere il preludio a situazioni anche peggiori per i lavoratori. «Non vediamo un aumento contrattuale da quattro anni ormai - spiega il rappresentante Rsu Stefano Palazzolo - Una situazione che nel contesto economico attuale diventa pesante. Per l’ennesima volta vengono fatte pagare ai lavoratori le discrepanze di un’economia che non sta funzionando. Stiamo parlando di un’azienda leader nel settore, con bilancio anche quest’anno in attivo: eppure non c’è alcuna ridistribuzione sul reddito nonostante le richieste». «Una situazione - fa notare un lavoratore - che non si sarebbe mai verificata con il fondatore Ernesto Gismondi». Dalla società, contattata per una replica, al momento non è giunta risposta.

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