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Rosa e Gilberto "adottano" 114 bambini della Tanzania

Un’esperienza unica che ha lasciato un’impronta indelebile nei due pensionati

Rosa e Gilberto "adottano" 114 bambini della Tanzania
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Altro che pensione. Rosa Ghislandi, 62 anni, e Gilberto Marchi, 66, di Bollate per due settimane hanno «adottato» ben 114 bambini della Tanzania.

La Fondazione Filippo Astori Odv

I due bollatesi, infatti, sono partiti con la Fondazione Filippo Astori Odv di Pavia per dare una mano all’orfanotrofio di Hisani, a Mwanza, nei pressi del Lago Vittoria, che opera in prima linea nel territorio per prendersi cura dei bambini rimasti orfani e garantire loro un’istruzione.

Rosa e Gilberto

Rosa e Gilberto sono due persone comuni. Nella vita sono stati due impiegati, lei in banca e lui in una società di servizi e si sono certamente dedicati al volontariato "di quartiere". Ma mai avrebbero pensato che la loro vita «normale» all’insegna del quotidiano, potesse essere scossa così tanto da dei bambini.

Bollate, Rosa Ghislandi e Gilberto Marchi in Tanzania
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Bollate, Rosa Ghislandi e Gilberto Marchi in Tanzania
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Bollate, Rosa Ghislandi e Gilberto Marchi in Tanzania
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Bollate, Rosa Ghislandi e Gilberto Marchi in Tanzania
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L'orfanotrofio

L’orfanotrofio si trova vicino a Mwanza, una città della Tanzania nordoccidentale, e ospita ben 114 bambini rimasti soli o dei quali le famiglie non riuscivano ad occuparsi per svariate ragioni. Tra di loro, ci sono anche diversi ragazzi affetti da gravi disabilità e altri, invece, che sono albini. Per le credenze del luogo l’albinismo viene considerato frutto di maledizione e chi ne è affetto viene perseguitato. L’orfanotrofio, per tutti loro, è un posto sicuro.

Gilberto si era avvicinato alla Fondazione Astori già tempo fa

"Quattro anni fa mi ero recato in Tanzania d’estate per effettuare dei lavori all’orfanotrofio - racconta - In quel momento non ho avuto modo di occuparmi dei ragazzi perché c’erano molti lavori da fare. Mi ero promesso, poi, che avrei voluto fare questa esperienza una volta fossi andato in pensione".

E così è stato. Anzi, ha coinvolto anche Rosa, sua moglie

"Le madri che sono presenti devono occuparsi delle faccende domestiche e di curare chi non è autosufficiente. Gli altri vanno tutti a scuola, ma durante il mese estivo e invernale di pausa devono un po’ inventarsi qualcosa da fare. Per quello siamo andati noi, per fargli compagnia - ci ha raccontato Rosa - Io sono partita con tanto entusiasmo, ma con la consapevolezza di dover dividere il mio “lato materno” da quello che stavo compiendo. Ovviamente non ce l’ho fatta".

114 bambini

I bambini e i ragazzi dell’orfanotrofio sono tanti, ma riescono a vivere come una vera famiglia:

"Quando siamo arrivati giocavano con una palla di stoffa - spiega Gilberto - I maschi a calcio e le femmine a palla prigioniera. Noi da Bollate abbiamo portato del materiale per tenerli occupati come disegni da colorare, cruciverba, piccoli giochi matematici. Ma non solo: la grande generosità dei bollatesi ci ha permesso di poter portare delle divise da calcio e dei palloni nuovi, così come anche dieci computer che abbiamo messi a disposizione dei ragazzi più grandi che stanno finendo la scuola secondaria e della struttura stessa".

Un'esperienza unica

Un’esperienza unica che ha lasciato un’impronta indelebile nei due pensionati:

"Dopo essere stati in un posto del genere ti rendi conto che niente è scontato - continua Rosa - Siamo stati 8 giorni senza acqua e quando è arrivata ci è sembrata la cosa più bella del mondo. I bambini, poi, avevano bisogno di contatto, di amore. I più piccoli volevano sempre stare in braccio, ai più grandi, invece, bastava che gli tenessi la mano durante i disegni. La lingua non è stato un problema: loro conoscono lo swahili e un po’ di inglese, ma in realtà parlano con gli occhi. Ci capivamo con gli sguardi".

Un'esperienza rimasta nel cuore

Un luogo così lontano da loro che però gli rimarrà nel cuore a vita:

"Il pensiero di essermene andata mi fa ancora piangere - conclude Rosa - Ma so che lì, per lo meno, hanno un tetto sopra la testa e un piatto caldo ogni giorno. Malgrado tutto, sono protetti. Nel nostro piccolo gli abbiamo dato un po’ d’amore".

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