La commemorazione

Rho ha commemorato le vittime del Covid

La cerimonia è iniziata con la posa della corona al Memoriale “Grande Parentesi”

Rho ha commemorato le vittime del Covid
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Una cerimonia intensa e struggente per commemorare tutti i rhodensi che in questi due anni di pandemia hanno perso la vita a causa del Covid

Il ricordo per le vittime del Covid

In occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid che cade oggi, 18 marzo, l’Amministrazione comunale di Rho  ha ricordato con una cerimonia tutte le persone decedute  e ha ringraziato nuovamente lo straordinario impegno degli operatori sanitari presso gli ospedali e le strutture medico sanitarie, pubbliche e private, della comunità di Rho, le associazioni, i volontari e tutti coloro che hanno collaborato con grande generosità ad affrontare un’emergenza sconosciuta.

Alla cerimonia erano presenti i membri della Giunta, i consiglieri comunali, il vice presidente del Consiglio regionale Carlo Borghetti, il consigliere regionale Simone Giudici, le Forze dell’ordine, le autorità religiose, il Cor Protezione Civile, Rho Soccorso, le associazioni combattentistiche e numerosi cittadini. La cerimonia è iniziata con la posa della corona al Memoriale “Grande Parentesi” accompagnata dal Silenzio suonato da Marco Seveso del Corpo Musicale Santa Cecilia di Passirana e gli onori alle vittime e curata come cerimoniere da Mario Pesare dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia. Successivamente l'ex sindaco  Pietro Romano, Vincenzo Maerna, Coordinatore Medici di Medicina Generale, e Barbara Omazzi, direttore responsabile UOC Pronto Soccorso, hanno ricordato i momenti di grande paura vissuti specialmente nel 2020, quando non si avevano informazioni sul Covid e tutti erano sopraffatti dalla paura e dall’incertezza.

L'intervento del sindaco

In questa giornata vogliamo rendere omaggio a tutte le vittime di Covid nel luogo del ricordo, che la nostra città ha inaugurato lo scorso anno con un monumento molto significativo della rinomata artista Grazia Varisco - ha affermato il sindaco Andrea Orlandi -  Questo grazie a un’intuizione del sindaco Pietro Romano, che oggi, oltre a rivolgergli un affettuoso saluto, desidero davvero ringraziare per l’opera svolta nei difficili mesi del lock-down. In queste occasioni credo che lo spazio delle parole debba essere doverosamente limitato e rivolto soltanto a riflessioni essenziali. Abbiamo sentito dalle parole della dottoressa  Omazzi e del dottor Maerna, in rappresentanza di tutto il personale sanitario, quanto il nostro paese e la nostra città abbiano sofferto. Una comunità che è stata ferita. La stessa giornata del 18 marzo di due anni fa ci riporta al giorno in cui la colonna dei mezzi dell’esercito trasportavano le bare depositate presso il cimitero di Bergamo in un altro luogo. Abbiamo sofferto e abbiamo pianto vedendo quelle immagini nei difficili giorni del Covid. La cerimonia di oggi vuole testimoniare la vicinanza del Comune ai cittadini della nostra comunità colpiti da questo virus. Ci ritroviamo per ricordare e per fare memoria di coloro che non ci sono più e il cui lutto ha toccato tante famiglie che non potranno colmare il vuoto  lasciato. Vite e legami interrotti in questi due anni senza, spesso, un ultimo saluto, un ultimo abbraccio, un ultimo guardarsi negli occhi, un ultimo tenersi per mano in quel passaggio che la vita prima o poi ci mette davanti. Una solitudine nella morte che genera nuova solitudine nella nostra comunità. Questi due anni contrassegnati da tanta tristezza devono però essere lo sprone e ricordarci che siamo chiamati anche a un cambiamento, perché alcune situazioni non accadano più. Perché i cambiamenti non avvengono in automatico, ma vanno costruiti anch’essi nel tempo con tenacia e coraggio. Abbiamo certamente ripreso le nostre esistenze, le nostre relazioni, le nostre abitudini spesso alla ricerca di un “ritorno alla normalità”. Personalmente però non credo che possiamo ritornare come prima, perché la sofferenza collettiva, che all’improvviso abbiamo attraversato, ha certamente inciso nella vita di ciascuno sul modo in cui si guarda alla realtà. Sulle priorità, sull’ordine di valore attribuito alle cose, sull’importanza di sentirsi responsabili gli uni degli altri. Sul capire che abbiamo tutti un destino comune. Ma ricordare significa anche riflettere seriamente su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere. E noi su questo abbiamo ancora un pezzo di strada da fare. Voglio però ricordare quanto di bello e buono è accaduto in quei mesi e ricordare la straordinaria disponibilità e umanità di medici, infermieri, personale sanitario, Protezione civile, militari, Forze dell’Ordine, mondo della carità e delle parrocchie e volontari e tutte le associazioni a vario titolo coinvolte. Vanno ringraziati: oggi e in futuro. Abbiamo potuto constatare concretamente il valore di avere queste realtà nella nostra comunità che abbiamo riconosciuto nelle celebrazioni della Festa della Repubblica dello scorso anno. Tante persone che silenziosamente, ma in maniera concreta, si sono generosamente messe in azione e hanno consentito di affrontare le tante difficoltà e continuare a vivere. Tutto questo è un patrimonio prezioso da non disperdere e da valorizzare. Termino con un pensiero al popolo ucraino e a tutti i popoli che stanno vivendo situazioni di guerra. Leggendo le notizie e guardando i telegiornali non possiamo non dedicare anche in questa giornata un pensiero a loro. Ci sono molti elementi comuni con quanto abbiamo vissuto con il COVID. La minaccia di un male che ti può colpire ovunque, soluzioni che paiono non esserci, la presa di coscienza di vivere tutti in un destino comune, che si contrappone alla visione individualistica della società a cui siamo stati indottrinati negli ultimi decenni. Ma soprattutto ci rendiamo conto di una cosa: che la risposta ai grandi problemi è sempre collettiva. Che stare insieme e uniti è la forza di ogni popolo in qualsiasi situazione. Allora anche in questa situazione, guardando ai conflitti, dobbiamo recuperare quella forza che ci contraddistingue e contribuire nel migliore dei modi ad accogliere i cittadini ucraini e a fare la nostra parte nel processo che possa portare alla pace. Ringrazio davvero tutti voi per la partecipazione alla cerimonia di oggi per quanto abbiamo ascoltato e quanto abbiamo ricordato. Tutto questo mi fa dire che possiamo davvero costruire un futuro migliore con coraggio, determinazione e spirito di sacrificio, anche quando la strada si presenta in salita, per poter guardare con fiducia al nostro futuro.”

 Il monumento

Il Memoriale, inaugurato il 26 giugno 2021, è stato realizzato da Grazia Varisco, un nome di grande prestigio, scelta con la collaborazione del Museo della Permanente di Milano. È stato inoltre disposta l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea del Palazzo comunale e negli altri edifici pubblici per onorare la memoria di tutte le vittime di Coronavirus.

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