La cerimonia

Rho celebra il 4 Novembre

L'evento si è concluso con il discorso del sindaco Andrea Orlandi.

Rho celebra il 4 Novembre
Rho
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La Città di Rho ha ricordato i Caduti in guerra celebrando il 4 novembre 1918, giorno in cui è terminata la Prima Guerra Mondiale. Il programma si è svolto come di consueto con il ritrovo al Presidio ospedaliero di Rho, che rappresenta il Monumento ai Caduti della città, e la deposizione della corona alla presenza del sindaco Andrea Orlandi, la Giunta, il neo Presidente del Consiglio comunale Calogero Mancarella, numerosi consiglieri, il vice presidente del Consiglio regionale Carlo Borghetti, i rappresentanti delle Forze dell’Ordine, delle associazioni combattentistiche e d’arma e cittadini e cittadini. È seguita la Santa Messa celebrata al Santuario della Madonna Addolorata, dove sono stati anche qui ricordati i Caduti in guerra, il dolore delle loro famiglie e l’auspicio della pace. Prima di entrare nel cimitero centrale, il sindaco e un breve corteo si sono fermati per onorare il Monumento degli Alpini e dei Partigiani. Quindi nel cimitero sono state deposte le corone commemorative nei due sacrari dei Caduti cittadini.

4 Novembre: il discorso del sindaco

La cerimonia si è conclusa con il discorso del sindaco Orlandi:

“Care concittadine, cari concittadini,

autorità civili, militari e religiose, rappresentanti delle associazioni combattentistiche rivolgo a Voi tutti  – a nome dell’Amministrazione Comunale e di tutta la Città – un saluto e un ringraziamento per la Vostra presenza alla celebrazione del 103° Anniversario della Battaglia di Vittorio Veneto.

In questo 2021 cadono una serie di anniversari importanti: i 160 anni dell’Unità d’Italia, i 75 anni della nostra Repubblica e in particolare i 100 anni del trasferimento al Vittoriano della salma del Milite Ignoto. Momenti fondamentali della nostra storia che trovano espressione solenne nella giornata del 4 novembre, Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.

Vogliamo anzitutto ricordare e commemorare i nostri caduti della Grande Guerra e rendere quindi omaggio ai tanti giovani, che hanno sacrificato la loro vita per difendere la nostra Patria. Questi giovani hanno lasciato  le loro famiglie e i loro affetti più cari per combattere al fronte e per contribuire al processo di unificazione nazionale.

Quest’anno vorrei che ricordassimo in particolare la storia del Milite Ignoto nel suo centenario, stringendoci intorno al loro ricordo così come fece l’Italia intera al passaggio del convoglio del Milite Ignoto nel novembre del 1921, diventato un simbolo della nostra identità nazionale.

Qualche giorno fa ho ricevuto dal Presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, Domenico D’Amico, la proposta di aderire come città di Rho all’iniziativa nazionale proposta dal Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare, a cui hanno aderito l’associazione stessa e ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) per conferire la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto. Sottoporremo come amministrazione nella prima seduta utile di Consiglio Comunale questa proposta, certo che verrà accolta per l’alto valore simbolico che rappresenta la vicenda del Milite Ignoto.

Già, perché la storia del Milite Ignoto è una storia da riscoprire e raccontare alle nuove generazioni. Cento anni fa un soldato senza nome, caduto durante la Prima Guerra Mondiale, fu scelto tra 11 soldati ignoti da una donna popolana di Trieste, Maria Bergamas, madre di un soldato morto in battaglia e non più ritrovato, per rappresentare tutti i caduti e i dispersi nel conflitto. Il feretro, adagiato su un affusto di cannone, il 29 ottobre del 1921, intraprese un lunghissimo viaggio in treno da Aquileia a Roma a velocità ridotta ricevendo gli onori delle folle presso ciascuna stazione e lungo gran parte del tracciato. Il 2 novembre il convoglio raggiunse Roma e due giorni dopo alla presenza di circa 300.000 persone venute da tutta Italia il feretro veniva tumulato all’Altare della Patria. Impressionante fu il rispetto e il dolore che accompagnarono, in tutte le città toccate dal tragitto, il trasferimento della salma. Un dolore silente e raccolto unì, in quel momento, il Paese, con rinnovata speranza nel futuro.

In quella triste bara infatti le famiglie vedevano il proprio figlio, padre, fratello, atteso invano e mai più tornato a casa, spesso senza neanche una tomba, un luogo dove poter piangere. Quanti gli episodi di eroi rimasti sconosciuti, talvolta senza neppure una tomba che ne accogliesse le spoglie? Quante le vittime in conseguenza di scelte e strategie sbagliate? Quante le colpe scaricate in modo scellerato sulle truppe, sino all’orrore del sorteggio per decidere, con la decimazione, i soldati da destinare alla fucilazione?

Il senso profondo del monumento al Milite Ignoto raccoglie tutte queste domande che non trovano umana risposta. Domande che oggi, inculturandosi nel nostro contesto storico, assumono nuovo significato, come ci ricordano le parole dello storico militare Gastone Breccia in una recente intervista: “Un secolo fa ci sono stati giovani capaci di sopportare condizioni estreme, e di esporsi al pericolo fino ad affrontare la morte, pur sapendo che il loro contributo personale era poco più di una goccia in un mare in tempesta. Il sacrificio non come affermazione del proprio ego, dunque, ma come consapevole rinuncia ad esso in nome di uno sforzo collettivo e condiviso. È questo che rende l’uomo degno per sempre di memoria, anche se ha perso il suo nome.”

E ancora si è espresso sull’importante ruolo delle donne durante la cosiddetta Grande Guerra: “Le donne hanno sostituito gli uomini al fronte nelle campagne e nelle fabbriche, negli uffici e nel terziario. Si sono viste portalettere e tramviere. Il fronte interno ha retto tre anni di guerra grazie alla mobilitazione femminile. Non dimentichiamo poi le donne in prima linea: dottoresse, infermiere e le celebri portatrici carniche.”

La storia del Milite Ignoto deve quindi farci riflettere sul costo altissimo in termini di vite umane che fece della Grande Guerra il conflitto più sanguinoso della storia e anche dell’importanza del ruolo femminile nei conflitti mondiali. Ricordare il Milite Ignoto significa coinvolgere quindi diverse generazioni non per celebrare il mito della guerra, ma per ricordare il sacrificio di chi è caduto, di chi ha donato la propria vita per il paese e di chi anche oggi è impegnato nelle missioni di pace nel mondo.

Infine, oggi è anche la giornata delle Forze Armate. All’arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza ed alla Polizia di Stato va il nostro ringraziamento per lo straordinario impegno, che quotidianamente viene da loro profuso per garantire la sicurezza di tutti noi. In queste prime settimane da Sindaco ho da subito potuto toccare con mano la collaborazione e la disponibilità manifestatami. Colgo quindi l’occasione per ringraziarli pubblicamente e ribadire loro l’impegno mio e della mia amministrazione a collaborare fattivamente con tutte le Forze Armate, convinto che solo la sinergia  tra istituzioni potrà portare a risultati sempre più incisivi per garantire la sicurezza ai nostri cittadini.

Viva le Forze Armate, viva la Repubblica".

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