La storia

Operazione Leopoli: i messaggeri di pace arrivano da Bià

I volontari partiti da Abbiategrasso si sono uniti a una carovana per portare aiuto in Ucraina, partecipando all’operazione "Stop the war now".

Operazione Leopoli: i messaggeri di pace arrivano da Bià
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I volontari dell’associazione San Vincenzo De Paoli hanno sentito in prima persona l’odore e i rumori della guerra giungendo a Leopoli.

Operazione Leopoli: la carovana da Abbiategrasso

Partiti da Abbiategrasso si sono uniti a una lunga carovana per portare aiuto al popolo ucraino. Senza filtri, direttamente sul campo, nello scenario della guerra tra Russia e Ucraina ai confini dell’Europa, che spaventa la comunità internazionale per la sua crudeltà e per il modo in cui vengono condotte le operazioni, distorte da speculazioni, propaganda e fake news sui social.
I volontari della San Vincenzo di Bià hanno partecipato all’operazione "Stop the war now": un’azione di pace in Ucraina e portare aiuti. Destinazione Leopoli, una zona di guerra meno martoriata, per testimoniare direttamente la volontà di pace.

Il racconto

"Tre pulmini e nove volontari sono partiti da Abbiategrasso per raggiungere la carovana di pace che da Gorizia ha raggiunto la città ucraina – ha spiegato Luigi Uslenghi della San Vincenzo – Un viaggio lungo e faticoso, ma che dimostra come il teatro di questa guerra è più vicino di quanto pensiamo".

Quindi non siamo di fronte a un mix di servizi, immagini, che vorticosamente ci raccontano l’evolversi della situazione, ma dell’esperienza di volontari che hanno deciso di affrontare le incognite della guerra, evitando una overdose mediatica. In viaggio c’erano Elio Vecchi, Paolo Gruppo, Maria Pansini, Walter Ceriotti, Luigi Uslenghi, Cristina Porta, Beatrice Uslenghi, Giacomo Calvaruso e Alberto Bernacchi, che tra le altre cose è anche assessore alla Sicurezza urbana e alla Protezione civile.

"Si tratta di una crisi umanitaria senza precedenti – ha confessato l’assessore Bernacchi – Non si può rimanere neutrali, bisogna prendere una posizione; una nazione ha subìto una cruenta e ingiustificata aggressione. Un paese fantasma, dove regna il silenzio prima dell’allarme. La cosa che mi ha lasciato basito è guardare in volto queste persone e vedere nei loro occhi la paura, l’incertezza, ma soprattutto è un paese dove non esiste più il sorriso. È straziante vedere le famiglie separarsi, donne e bambini che cercano una via per salvarsi, mentre gli uomini vanno al fronte. C’è una dignità assurda, nessuno piange. Per noi è anacronistico girare in una città dove i monumenti sono protetti da sacchetti di sabbia".

Il viaggio

Da Gorizia la lunga carovana si è diretta verso la città di Leopoli facendo diverse tappe intermedia. Giunti al confine ucraino sono entrati, superando diversi controlli.

"Siamo entrati in Ucraina dalla Polonia, dalla dogana principale dove i Tir con gli aiuti umanitari hanno priorità d’accesso, oltre a pullman in entrambi i sensi per portare fuori i profughi e mezzi di soccorso - ha affermato Uslenghi - Dopo cinque ore di attesa partenza per Leopoli, evitando post social per questioni di sicurezza. Per arrivare abbiamo attraversato una lunga foresta dove c’erano diversi check point, postazioni continue, alcune deserte, ma non si respira quel clima di guerra feroce che mostrano alcune immagini. Leopoli per il momento è tranquilla. Poi abbiamo scaricato tutto il materiale della colonna alla Caritas e a un’altra associazione locale, 30 tonnellate di prodotti. Abbiamo anche partecipato alla marcia della pace a Leopoli in silenzio verso il centro della città. Per non farci mancare nulla siamo andati anche nel rifugio per ripararci dall’allarme che non scatta più con le normali sirene, ma grazie ad un applicazione sul telefonino che avvisa del pericolo. Torniamo a casa con tre famiglie, donne e bambini, tre disabili ed una donna anziana. Dobbiamo ringraziare i nostri amici vincenziani che hanno ospitato queste persone a Magenta, Casterno, Ozzero e Abbiategrasso, alcuni sono alloggi temporanei, altri definitivi. Quello che possiamo testimoniare è che le istituzioni ucraine si sono legate fortemente agli istituti religiosi. Probabilmente si tratta di movimenti per tentare di portare il Papa in Ucraina per sostenere un processo di pace che sia veloce e davvero duraturo".

(Nella foto di copertina Walter Ceriotti, Alberto Bernacchi e Maria Pansini che hanno viaggiato fino a Leopoli).

Abbiategrasso, i messaggeri di pace arrivano a Leopoli

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