"Offro contratti indeterminati ma non trovo nessuno"
Le parole di Elisabetta Guerrieri dell'omonima Lattoneria
«Che fatica trovare lavoratori». E’ lo sfogo di Elisabetta Guerrieri dell’omonima lattoneria che ha sede in via Po 52 a Pregnana Milanese.
Lattoneria Guerrieri
Fondata dal padre e dallo zio nel 1978, dopo un periodo a Milano e Pero è giunta a Pregnana nel 1992. Oggi Elisabetta, che si occupa della parte amministrativa contabile dell’azienda, evidenzia le difficoltà che riscontra nel trovare nuove persone da inserire in azienda, che al momento vede al lavoro il padre e fondatore, ultrasettantenne, il fratello di Elisabetta, Massimo, e tre dipendenti.
«Sino a prima della pandemia, in azienda venivano molte persone a lasciare il curriculum, a informarsi, a capire se c’era possibilità di essere inseriti e di imparare un mestiere. Negli ultimi mesi si è invece fermato tutto. Lo dico perché sto assistendo a questa situazione con i miei occhi. Il nostro non è un mestiere facile: servono formazione, che paghiamo noi, servono attenzione, perché si lavora in cantiere e anche sui tetti, servono capacità manuali che, con il tempo e con voglia di imparare, si possono acquisire. Noi applichiamo il contratto collettivo nazionale del settore metalmeccanico. Si parte da 950 euro netti, con tredicesima e ferie, e poi si cresce. Stiamo cercando nuove persone da inserire, da assumere a tempo indeterminato dopo un periodo di prova in cui vengono formate e valutate. Non riusciamo a trovare nessuno. Non conta la nazionalità: italiani o stranieri, non troviamo qualcuno che voglia imparare questo lavoro dove la manualità è fondamentale. Di lavoro ce n’è ed anche tanto, ma non troviamo persone. Da quanto so, anche altre aziende del nostro settore sono nella stessa condizione. C’è chi arriva e chiede di poter lavorare in nero, cosa che ovviamente neanche prendiamo in considerazione».
"Manualità a scuola"
«Io credo che sia necessario - prosegue Elisabetta Guerrieri - che le scuole italiane insegnino e preparino anche ai lavori manuali. E’ un peccato che le capacità acquisite da persone come mio padre, che a 13 ha iniziato a imparare e lavorare, vengano perse. Penso alle scuole svizzere, dove gli studenti imparano in aula al mattino e poi vengono inseriti nelle aziende in estate per applicare ciò che hanno studiato. Forse sarebbe importante che anche in Italia si torni a puntare sulla manualità e sulle capacità artigiane».