Odissea in ospedale: «Io, disabile, abbandonata in sala d’attesa»
Protagonista Rita Di Giorgio, 49 anni. La replica della struttura: "Paziente assistito, ma al suo turno non c'era più"

Rita Di Giorgio ha 49 anni ed è una persona disabile. Giovedì 7 aprile, purtroppo, si è sentita male e ha subito provveduto a chiamare i soccorsi. I sanitari l’hanno trasportata all’ospedale di Legnano dove ha dovuto attendere diverse ore prima di ricevere le attenzioni dei medici. Ma la sua situazione si è aggravata quando la lunga attesa ha intaccato pure sulle sue condizioni igieniche.
L'Odissea in Pronto soccorso
Racconta infatti la protagonista:
«Giovedì, dopo circa 3 ore di attesa, il mio accompagnatore è stato fatto accomodare fuori, ed io, immersa dal liquido della mia pipì, ero completamente bagnata. Mi sentivo sporca ma soprattutto abbandonata a me stessa». Per questo, dice, «ho mandato un messaggio al mio accompagnatore dicendogli di rivolversi al direttore sanitario affinché venissi visitata. La persona che faceva le veci ha contattato il pronto soccorso chiedendo al capo reparto del pronto soccorso di essere subito visitata dalla dottoressa. Tuttavia, dato che soffro di problemi polmonari, sono uscita un attimo per prendere una boccata d’aria. Al mio rientro, purtroppo, non mi hanno fatto più entrare in ospedale». Non è tutto: «Dopo una lunga discussione, nella quale ho manifestato tutti i miei disagi, mi sono sentita rispondere pure in malo modo. Insomma, mi sono sentita umiliata, trattata come carne da macello».
Il trasferimento all'ospedale di Rho
Da qui la decisione di Rita e il suo accompagnatore di rivolgersi a un altro ospedale, quello di Rho, dove il registro è notevolmente cambiato: «Tutta un'altra storia, quella che ho vissuto al pronto soccorso rhodense. Infatti mi hanno subito monitorato e, in poco tempo, hanno costruito il mio quadro clinico. Ringrazio tutto il personale per l’attenzione che mi è stata riservata».
La replica della struttura: "Signora assistita, ma al suo turno non c'era più"
Non è mancata la replica dell’ospedale legnanese, il quale ha raccontato un’altra versione: «La paziente è stata accolta in triage con l’assegnazione del codice verde. Nel frattempo sono sopraggiunti dei codici rossi e gialli, il che ha visto i medici impegnarsi in altre emergenze. Una volta terminate le urgenze, la stessa è stata chiamata in quanto era scattato il suo turno ma non c’era più».
Il suo impegno politico
Un’odissea, quella vissuta da Rita, che diventa specchio di un sistema da mettere sotto lente. Il suo impegno politico va proprio in questa direzione: «Sebbene sia iscritta al Partito Democratico e figuri tra le 26 donne democratiche della provincia laziale - di cui è originaria - la battaglia per le lunghe code in corsia è bipartisan. Anche la mia lotta contro le barriere architettoniche ha dimostrato che le Istituzioni, di fronte a determinate problematiche, si girano dall’altra parte. Se la politica è consapevole che una struttura ospedaliera non funziona, perché non interviene per cambiare le cose? Io non incolpo chi giovedì stava svolgendo il proprio lavoro nel migliore dei modi. Punto invece l’indice contro chi non lavora per il bene del servizio. Contro chi, di fronte a problemi evidenti, non si spende per offrire un sistema che sia all’altezza delle esigenze del cittadino».