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Mariella Marino, vittima di femminicidio. Il fratello Gaetano: "Non perdonate neanche il primo schiaffo"

La torrida estate 2023 ha visto morire tante donne per mano di un uomo. Tra queste, c’è anche Mariella, sorella di Gaetano Marino, novatese da 23 anni e che da questo luglio non riesce più a vivere in serenità.

Mariella Marino, vittima di femminicidio. Il fratello Gaetano: "Non perdonate neanche il primo schiaffo"
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Nei giorni di mobilitazione per la Giornata contro la violenza sulle donne, risuona l’appello del fratello di una vittima di femminicidio, Gaetano Marino, di Novate Milanese.

Violenza sulle donne e femminicidio la storia di Mariella Marino

Mariella Marino voleva essere libera: nella "sua" Troina, città natale dov’è cresciuta con la sua famiglia vicino Enna, ha provato a liberarsi di anni di vessazioni. Così la 56enne ha trovato un lavoro, ha lasciato la casa coniugale e ha ricominciato. Con il suo sorriso riusciva a rassicurare tutti, o almeno ci provava. Fino al 20 luglio di quest’anno. Maurizio Impellizzeri, il suo ex marito, l’ha freddata a colpi di pistola. Proprio come aveva annunciato.

La torrida estate 2023 ha visto morire tante donne per mano di un uomo. Tra queste, c’è anche Mariella, sorella di Gaetano Marino, novatese da 23 anni e che da questo luglio non riesce più a vivere in serenità.

Gaetano, chi era Mariella?

"Mia sorella era una donna intelligente, una mamma di tre figli che amava e per i quali avrebbe fatto di tutto. Era diplomata, affettuosa, una madre che è riuscita a dare ai suoi ragazzi un’educazione brillante. Io riuscivo ad incontrarla più o meno una volta all’anno, quando d’estate scendevo in Sicilia"

Che rapporti aveva la sua famiglia  con Maurizio Impellizzeri?

"Nessuno. Noi sapevamo da tempo che lui si comportava male con mia sorella e non abbiamo mai avuto rapporti. Io ho sempre provato a portare via Mariella da quella casa, per farla venire qui, a Novate Milanese. Per proteggere i suoi figli, però, non ha mai voluto. Malgrado questo lei è riuscita a separarsi da lui: ha cambiato casa, si è trovata un lavoro. Faceva le pulizie. In questo modo riusciva a mantenere se stessa e i figli. Le vittime di femminicidio sono tutte uguali, non ti raccontano mai niente, cercano sempre di coprire l’orco. Ho cercato di proteggerla in tutti i modi, ma non ci sono riuscito. Non mi dava modo".

Cosa è successo il 20 luglio scorso?

"Mariella era andata a fare la spesa e se l’è trovato difronte al supermercato. Lei ha cercato di scappare, ma lui le ha sparato tre colpi. Quel giorno non me lo dimenticherò mai. Mi ha chiamato mio cugino e mi ha detto “E’ successa una cosa brutta”. Non appena ha detto il nome di mia sorella ho subito pensato fosse morta".

Mariella aveva denunciato l’ex marito. Il procedimento si era concluso con un patteggiamento della pena a 8 mesi. Lui era libero e doveva seguire un percorso di riabilitazione. Le aveva detto: “Ti ammazzo a colpi di pistola”

"La perseguitava sempre, lei aveva paura. Lui non ha mai frequentato un giorno di quel percorso di riabilitazione. Le indagini sono ancora in corso, lui intanto è in galera. L’unica cosa che vorrei ora è solo sapere la sua pena. Ho fiducia nella giustizia, speriamo bene. Spero nell’ergastolo. Tutto questo è stato devastante per lei e, dopo l’omicidio, per noi. Il 25 luglio sono andato in obitorio e l’ultima volta che l’ho vista è stata lì. Io spero che nessuno possa vedere quello che ho visto io, perchè ogni volta che provo a ricordare Mariella, pensare a qualcosa di positivo, mi vedo quella scena".

Cosa vive la famiglia di una vittima di femminicidio?

"È uno tsunami vivere questa cosa. Io ho tre figlie, di 8, 17 e 19 anni. Per quanto riguarda i figli di mia sorella, cerchiamo di stargli vicino il più possibile. Quando ci sono i riflettori accesi tutto va bene, trovi conforto e aiuto nel dolore. Quando sei da solo, invece, senti tanta tristezza. Io vorrei ricordare i momenti belli, mi trovo a svegliarmi nella notte e a pensare a mia sorella. E penso a chissà cosa possa aver provato, che paura avrà avuto, era da sola. Ora noi cerchiamo di tenere tranquilli e sereni i suoi figli. Ma è difficile".

A cosa pensa quando sente tutti i casi di cronaca su donne uccise dai propri compagni, mariti, fidanzati o ex?

"Per fermare questa mattanza cosa bisogna fare? Io ricordo mia sorella, sperando che qualcosa cambi. E questo deve partire dalla protezione di queste donne. Quando guardo il telegiornale penso solo che si deve agire, subito: io sono controcorrente, immediatamente c’è qualcosa da cambiare. Certamente è importante l’educazione, superare il patriarcato. Ma forse ci vorrà tanto tempo prima di vedere i frutti di questo tipo di lavoro. Invece oggi, cosa bisogna fare? È una mattanza, come fai a fermarlo? Non sono io titolato a dire come fare. Sicuramente, assicurando la certezza della pena, ad esempio. Permettendo alle donne che denunciano di allontanarsi subito, la maggior parte di loro sono monoreddito, bisognerebbe aiutarle nel concreto, dandole la possibilità di andarsene. Poi, è importantissimo denunciare, subito... Fin dal primo schiaffo".

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