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L’Avis di Gaggiano festeggia i suoi primi 60 anni

"Devo ammettere che il nostro mondo sta attraversando un momento di crisi generalizzata"

L’Avis di Gaggiano festeggia i suoi primi 60 anni
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Quest'anno Gaggiano ha festeggiato doppiamente il 2 Giugno. La Repubblica Italiana e il Gruppo Avis Gaggiano condividono infatti lo stesso compleanno: la sezione locale dei donatori di sangue compie ben 60 anni.

Un progetto partito nel 1963

Fu il presidente onorario Adriano Seghetto che, nel lontano 1963, animò e sostenne questo prezioso progetto. È stato un viaggio lungo e intensamente vissuto, che i donatori e i volontari hanno celebrato con una Messa, una premiazione e un pranzo al ristorante. Quella che avrebbe dovuto essere una ricorrenza gioiosa è stata però parzialmente oscurata dalla consapevolezza che, non per la prima volta nella sua lunga storia, la sezione Avis Gaggiano sta attraversando un periodo complesso.

 

Mancano medici e giovani volontari

«Ho iniziato a fare volontariato con l'Avis nel 1963, ad oggi sono ben cinquant'anni di lavoro - racconta Albino Piana, attuale presidente della sezione - Devo ammettere che il nostro mondo, quello della donazione di sangue, sta attraversando un momento di crisi generalizzata. La pandemia è stata uno spartiacque, nonostante sia finita le ripercussioni sulla carenza di personale si fanno sentire parecchio. Il problema principale è la mancanza di personale medico, senza del quale diventa impossibile ricevere e gestire le donazioni. Parte dei medici e degli infermieri che ci aiutava in passato ha cambiato occupazione e altri semplicemente ritengono la nostra un'attività troppo impegnativa e poco remunerata. In effetti la raccolta di sangue avviene spesso nel weekend e richiede turni più o meno lunghi, motivo per cui saremmo stati disposti a rinunciare a parte del nostro rimborso a favore dei medici. Purtroppo non ci è possibile per motivi legali. Abbiamo però lanciato una proposta al Consiglio Provinciale: fare corsi appositi per laureandi in medicina e neolaureati, in modo da arginare il problema. I volontari ci sono e sono numerosi (noi ad esempio abbiamo 30 iscritti), ma è mortificante doverli talvolta rimandare a casa per l'impossibilità di farli donare. La burocrazia che impedisce di indirizzare il sangue verso ospedali a noi non collegati, ma bisognosi di donazioni, è un altro motivo di frustrazione. Tutti questi fattori hanno avuto peraltro l'effetto dannosissimo di allontanare molti giovani, di cui invece abbiamo un grande bisogno per tramandare loro i frutti del nostro lavoro. Ci auguriamo davvero che la sanità pubblica si metta al lavoro per risolvere in qualche modo questo problema! In ogni caso noi teniamo duro, ormai abbiamo le spalle larghe. Cerchiamo di farci conoscere il più possibile, andiamo anche nelle scuole e cerchiamo di educare i ragazzi su quanto sia importante donare sangue. La mia presidenza finirà nel 2024 ma continuerò ad occuparmi dell'associazione, sperando di farlo al fianco delle nuove leve».

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