Continua il dibattito

Ipotesi moschea, dal Comune nuovo diniego alla comunità islamica

Secondo l'Amministrazione a oggi sul territorio non vi sono aree con previsione di insediamento di luoghi di culto

Ipotesi moschea, dal Comune nuovo diniego alla comunità islamica
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Porte chiuse, anche se non ancora a chiave, per l’ipotetica moschea di Magenta. Nei giorni scorsi è infatti arrivato il diniego definitivo da parte del Comune in merito all’eventuale insediamento in città di un luogo di culto per la comunità islamica locale, la quale aveva da tempo individuato per tale scopo un terreno sito in via Tobagi.

Ipotesi moschea, dal Comune nuovo diniego

Un no che arriva a quattro mesi di distanza dalla sentenza del Consiglio di Stato che, interpellata dall’Associazione Moschea Abu Bakar, chiedeva di chiarire una volta per tutte se la suddetta area fosse «effettivamente destinabile al culto» e di verificare eventualmente l’esistenza di un’altra area «in ipotesi destinabile a culto, secondo la strumentazione urbanistica vigente»; vale a dire l’attuale Piano di Governo del Territorio risalente all’Amministrazione Invernizzi.

A nulla è valsa inoltre la nota presentata dall’associazione lo scorso maggio, nella quale si accusava il Comune tra le altre cose di non aver svolto, come prescritto dal Consiglio di Stato, una verifica puntuale delle aree destinabili al possibile insediamento di un luogo di culto. Su questo aspetto in particolare, dal municipio hanno replicato spiegando che:

«La verifica svolta dall’Amministrazione ha riguardato la puntuale analisi dello strumento urbanistico vigente, dalla quale è emerso che sul territorio comunale non vi sono, allo stato attuale, aree con previsione di insediamento di attrezzature religiose».

Secondo il Comune inoltre, tale esito «assorbe anche la necessità di effettuare una ricognizione sullo stato di locazioni e concessioni in uso del patrimonio comunale, che, in ogni caso, non potrebbero essere legittimamente adibiti a luogo di culto». Comprensibile dunque, la delusione della comunità islamica, che da anni si batte per avere non solo un luogo di culto, ma anche un’area dedicata alle sepolture all’interno della sezione acattolica del cimitero comunale.

Il commento dell'assessore Gelli

Opportune delucidazioni sono giunte in settimana dall’assessore all’Urbanistica Simone Gelli, che ci ha tenuto a chiarire un aspetto dirimente dell’intera questione, vale a dire la destinazione finale di un’area in cui è previsto un edificio religioso:

Io nella stesura di un Pgt non vado a individuare un terreno per l'edificazione di una moschea, ma vado a individuare una porzione di territorio per ospitare una nuova attrezzatura religiosa; dopodiché occorre predisporre un bando a cui possono partecipare tutte le confessioni e chi lo vince prende in consegna l'area».

Altro aspetto che l’assessore ha sottolineato è il fatto che la famosa area di via Tobagi non sia di proprietà comunale, ma privata, e che ogni analisi sul futuro piano delle attrezzature religiose del nuovo Pgt vada fatta tenendo conto del consumo di suolo:

«Su questo ci sono norme molto stringenti e rispetto alla volumetria che oggi non abbiamo utilizzato sul documento di piano dovremmo fare, per alcuni ambiti, una “cura dimagrante”».

In ogni caso, come spiegato anche nella stessa nota del Comune, l’Associazione Abu Bakar potrà impugnare il diniego entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione. Malgrado gli auspici del Comune, potremmo essere ben lungi dall’arrivare alla parola fine.