ARTE ISLAMICA

Il tocco dell'artista di strada iraniano nel nuovo murales di Settimo Milanese

L'opera di Nafir si trova sul muro della palestra della scuola di Seguro. Raffigura un mezzobusto femminile e mostra motivi geometrici che richiamano l’arte islamica

Il tocco dell'artista di strada iraniano nel nuovo murales di Settimo Milanese
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Il Comune di Settimo Milanese, il collettivo Nuovi Colori e l’associazione Bisanzio organizzano l’ampliamento del museo a cielo aperto “Open Walls” con la realizzazione dell’opera dello street artist iraniano Nafir.

L'opera di Nafir all'Open Walls

Una nuova opera si è aggiunta alla collezione pubblica del museo a cielo aperto di Open Walls. Porta la firma di “Nafir”, uno dei più conosciuti artisti Iraniani. Il taglio del nastro è avvenuto venerdì. Si tratta della sedicesima opera di arte pubblica, dipinta secondo stencil art. E' grande 8 metri per 4 ed è stata realizzata sul muro della palestra della scuola di Seguro a Settimo Milanese.

 

Le caratteristiche dell'opera

L’opera è composta da una raffigurazione di un mezzobusto femminile, in tutta la sua bellezza, unita a motivi geometrici che richiamano l’arte islamica che possiamo trovare all’interno delle moschee o sui tappeti tradizionali. Proprio questa unione della raffigurazione e delle immagini geometriche creano un gesto di rottura con la tradizione dell’arte islamica che tende a evitare l'uso di immagini figurative. Proprio questo mash up tra la cultura underground internazionale e l’arte islamica e persiana dona ai suoi lavori un messaggio profondo e universale. Un messaggio che parla di bellezza e di libertà di espressione contro ogni intolleranza. La strada con il popolo che la affolla, i tappeti onnipresenti in Iran, la bellezza di un mosaico o di una ceramica, diventano lo spunto per riflettere sul fatto che così come non si ha paura dalla bellezza di un’opera d’arte non si deve aver paura della bellezza di una donna o di un essere umano in generale.

La biografia dell'artista

Nafir vive e lavora a Teheran. Artista di strada autodidatta e indipendente, cerca attraverso la sua arte di far riflettere sui problemi sociali del mondo e, in particolare, del suo paese. Considerato uno dei più apprezzati artisti iraniani, oggi il suo successo è consolidato anche fuori dai confini nazionali. Nonostante negli ultimi anni abbia collaborato con diverse gallerie in giro per il mondo - da Berlino a Istanbul, da Napoli a Kabul - la strada rimane il
luogo dove preferisce esprimere la sua arte. Nelle sue parole troviamo tutto il senso delle sue opere: “In Iran i graffiti esistono come arte da non più di dodici anni. Inizialmente erano sempre scritti in inglese. Anche per me il
mondo della street art parlava inglese. Mi ispiravo a Banksy, Jef Aeresol e Black le Rat. Ma poi, parlando con mio padre che è un esperto dei tappeti tradizionali e lavora in quel settore, ho compreso che potevo mischiare le arti tradizionali dei tappeti, della calligrafia e della ceramica, con l’arte dei graffiti. Queste forme d’arte, al contrario di quello che la gente pensa oggi, non sono solamente decorative, ma esprimono una filosofia ben precisa. Penso che sia fondamentale elaborare una forma d’arte che sia anche consona al mondo da cui si proviene”.

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